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Da Cso

Un Consiglio di Amministrazione speciale per CSO Italy che il 27 giugno ha ospitato il Vice Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo Paolo De Castro cogliendo l’occasione per fare il punto sui temi più caldi per il settore.
CSO Italy vanta oggi una base sociale di 65 aziende comprensive del settore produzione e della filiera delle tecnologie e packaging.
Una struttura di servizi unica in Italia con associati su tutto il territorio nazionale e che rappresenta da quasi vent’anni un punto di riferimento in Italia e all’estero per le informazioni economiche sull’ortofrutta, per la gestione tecnica dei dossier necessari per l’apertura di nuovi mercati ed infine per la proposizione e gestione di progetti promozionali in Europa e nel mondo che hanno consentito negli anni di garantire una presenza costante dell’ortofrutta italiana in tutte le principali manifestazioni fieristiche .
“ CSO Italy – dichiara il Presidente Paolo Bruni – rappresenta una realtà dalle elevate potenzialità di crescita, in grado di intercettare le esigenze della base sociale trasformandola in attività tecnica che, in questi anni ci ha visto protagonisti dell’apertura di nuovi importanti mercati, titolari di elaborazioni statistiche in grado di mettere a fuoco i dati fondamentali dell’ortofrutta (dalle previsioni di produzione, ai prezzi di mercato ai consumi) fino ad arrivare ai catasti delle principali colture frutticole che ci danno la possibilità di prevedere l’andamento delle produzioni anche a medio-lungo periodo.
Oggi CSO Italy – prosegue il Presidente Paolo Bruni- dispone di informazioni originali ed aggiornate sullo sviluppo del comparto ortofrutta fondamentali per la programmazione delle attività. Pensiamo ad esempio alla peschicoltura, la campagna 2017 non è iniziata bene. All’incontro di Europech a Montepellier, nel quale CSO Italy ha partecipato in rappresentanza della produzione italiana, si è stimata una produzione europea di pesche e nettarine (comprese le percoche) di circa 3.893.000 tonnellate, livello sicuramente più elevato rispetto a quello delle precedenti campagne, ma inferiore ad esempio a quello medio del periodo 2000-2008, quando il potenziale era in grado di superare i 4 milioni di tonnellate. Quello che si è modificato in questo anni è la composizione dell’offerta tra i singoli paesi: il potenziale produttivo della Spagna è salito da circa 1.100.000 tonnellate a quasi 1 milione e 400.000 tonnellate. L’Italia contemporaneamente è scesa da 1.600.000 tonnellate a circa 1.400.000 tonnellate.
Quest’anno gli ultimi aggiornamenti effettuati da CSO Italy relativamente alle produzioni italiane, vedono un’offerta complessiva di 1.362.000 tonnellate, il 4% in meno rispetto alla media del periodo 2013-2015. Il calendario di raccolta risulta molto equilibrato e non presenta concentrazioni di offerta allarmanti; si prevede inoltre un calo delle entrate rispetto allo scorso anno da metà/fine luglio in avanti.
Da sottolineare inoltre che la contrazione degli investimenti al Nord ha interessato le varietà meno pregiate con un conseguente innalzamento della qualità delle nostre produzioni, con buone chance di mercato. Il clima torrido di questa estate potrà giocare un ruolo importante sui consumi che vanno, come sappiamo, di pari passo all’andamento meteorologico.
CSO ITALY – conclude Paolo Bruni– è in grado di offrire una informazione trasparente e superpartes sui consumi, che oggi vedono incrementi progressivi. Dopo due annate favorevoli, anche il 2016 con circa 8.3 milioni di tonnellate di ortofrutta, si è chiuso con un +1% sul 2015 e il primo trimestre 2017 ha segnato un apprezzabile +4%. “Ci sono ancora questioni non risolte, che sono la debolezza del nostro settore, penso alla frammentazione della produzione e la mancanza di sinergie tra le forze in campo. Il CSO è un collante formidabile per il settore perché unisce imprese concorrenti nella gestione di azioni comuni ed è una realtà unica in Europa”.
“Il settore agricolo rappresenta per l’Italia uno dei principali motori di crescita – dichiara Paolo De Castro – l’agricoltura italiana è molto diversificata ma non sempre ben organizzata; l’aggregazione è l’unico modo per affrontare le sfide dei mercati internazionali e non perdere le specificità dei nostri territori”. “Nella riforma di medio termine della PAC contenuta nel Regolamento omnibus –prosegue il Vice Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale – approvato i primi di maggio dalla Commissione agricoltura del Parlamento europeo sono state avanzato una serie di proposte per rafforzare l’agricoltura organizzata in tutte le sue forme nei confronti delle altre parti della filiera”. “Abbiamo ad esempio voluto estendere le disposizioni del pacchetto latte – conclude De Castro – sia da un punto di vista temporale che a tutti gli altri settori, con lo scopo di dare maggiori prerogative alle organizzazioni di produttori (in particolare su attività di formazione), ma anche prevedendo nuove forme organizzative che hanno il solo scopo di aggregare gli agricoltori per negoziare contratti. Una formula che può essere definita di rango inferiore alle OP, anche perché non avrà accesso ai fondi, ma che consente di irrobustire il potere contrattuale degli agricoltori rispetto alle fasi a valle”.

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