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Il viaggio a Ferrara di Goethe Nuovo appuntamento di Anatomie della mente

Articolo pubblicato il 17 Maggio 2017, Scritto da UNIVERSITA’ DI FERRARA

Tempo di lettura: 2 minuti


Da Unife

Giovedi 18 maggio alle ore 16,30 presso la Sala Agnelli e Teatro Anatomico della Biblioteca Ariostea, Via delle Scienze, 17, Ferrara, si terrà un nuovo appuntamento di ANATOMIE DELLA MENTE, Conferenze di Psicologia curate da Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica di Unife dal titolo “Il viaggio a Ferrara di Goethe seguito da note sulla psicologia del Viaggio”.

Johann Wolfgang Goethe arriva a Ferrara il 16 ottobre 1786. Ma perché viene in Italia? E perché si ferma a Ferrara? In ultima analisi, perché Goethe vuole viaggiare? Il viaggio non è solo uno spostamento da un punto all’altro del pianeta. La storia della intera umanità si impernia sui viaggi e sugli spostamenti di individui, gruppi e popolazioni. Dal nomadismo primitivo, tribale e basato sulle esigenze più semplici, come mangiare e dissetarsi, il percorso dell’umanità è arrivato alle società stanziali solo dopo lo sviluppo delle tecniche agricole e di allevamento di bestiame, che impongono – e consentono – di restare fermi in un luogo. Se per un nomade la vita è un viaggio continuo, per le popolazioni stanziali il viaggio prevede una partenza, una meta e poi il ritorno a casa.
Solo nel 1600 nasce nel nord Europa la abitudine del “Grand Tour” che può essere considerato il primo esempio di turismo, come pratica dell’aristocrazia che vuole aumentare la propria conoscenze culturali. A Ferrara arriva, come già Michel de Montaigne, seguendo le orme di Ludovico Ariosto e di Torquato Tasso, spinto da interesse e curiosità insite nella sua personalità, tanto da poter scrivere una tragedia, appunto il “Torquato Tasso”, ambientata naturalmente fra la Corte Estense e la Delizia di Belriguardo. E come si vedrà nell’incontro di Anatomie della Mente di giovedì prossimo 18 maggio, dopo aver visitato la città, passeggiato sugli argini del nostro grande fiume, esplorato non senza delusioni il Carcere di Tasso e la Tomba di Ariosto (allora collocata nella Chiesa di San Benedetto) ha anche percorso i corridoi e perlustrato gli spazi proprio di quel Palazzo Paradiso che ospita la nostra Biblioteca Ariostea.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani