ECOLOGICAMENTE
Il vetro: interamente riciclabile all’infinito
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Il vetro in terminologia chimica diventa tante cose, ma per gli imballaggi si parla prevalentemente di ossido di silicio (vetri silicei) e di vetro cavo (il vetro piano lo lasciamo all’edilizia). Le tipologie di imballaggio sono soprattutto bottiglie, ma anche flaconi (per esempio di cosmesi), fiale e vasi.
Le preferenze dei consumatori sulle bottiglie in vetro (di acqua, birra e vino) sono in leggero aumento soprattutto per la fascia medio-alta di prodotti.
Il vetro è un materiale riciclabile al 100% e all’infinito. Inoltre, al contrario di molti altri materiali riciclabili, la materia prima che si ottiene, tecnicamente chiamata materia prima seconda e, nel nostro caso, “vetro pronto al forno”, ha le stesse caratteristiche e proprietà della materia prima vergine.
Qualche giorno fa è stato presentato il rapporto “Il riciclo del vetro e i nuovi obiettivi europei per la circular economy”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile per conto di Assovetro.
In sintesi:
– l’industria del riciclo del vetro dà lavoro a 20.200 occupati e produce 1,4 miliardi di Pil;
– il settore ha generato 125.000 posti di lavoro e ha ridotto del 48% l’utilizzo di materie prime;
– la raccolta differenziata di questo materiale è arrivata al 77% e il tasso di riciclo è al 70,3%;
Esiste anche un percorso di ricondizionamento dei contenitori vuoti e di riutilizzo industriale di difficile quantificazione (parliamo di birre e acque per una quota di circa 200 mila tonnellate).
Il sistema della ripresa dei vuoti prevede che il cittadino, una volta consumato il contenuto della bottiglia, possa restituire quest’ultima al distributore e scegliere se riprendere la cauzione eventualmente versata o ottenere uno sconto sul prossimo acquisto dello stesso prodotto. Scopo di questo metodo, generalmente conosciuto come “vuoto a rendere”, è riutilizzare gli stessi contenitori per essere riempiti e rivenduti più volte.
Dice il Conai che sono stati immessi 2,3 Kton di vetro nel 2014 e ne sono stati avviati al riciclo 1,6 Kton, quindi oltre il 70 %: un importante risultato. Si sostiene che così si è ridotta l’importazione; tuttavia il settore ha molte questioni ancora da risolvere, a partire dalla crisi dei trasformatori (basta guardare lungo la via Emilia), nonostante l’aumento delle raccolte differenziate.
Grazie al vetro riciclato, ogni anno vengono prodotti in Italia circa 10 miliardi di contenitori, che portano il proprio valore aggiunto di trasparenza, inalterabilità nel tempo, igiene, impermeabilità e sostenibilità ambientale in innumerevoli aspetti della vita quotidiana.
Ma c’è un problema: dal rottame di vetro di colore misto – il solo generato in Italia dalla raccolta differenziata – non è possibile creare contenitori di colore bianco-trasparente. Infatti, per quanto riguarda la raccolta del solo vetro bianco siamo ancora molto indietro rispetto a paesi come Germania e Francia, costringendo così le nostre aziende ad importarlo.
Il Comune di Ferrara e la società Hera, con il patrocinio di Coreve, hanno avviato nel febbraio 2007 un progetto pilota per la raccolta monocolore del vetro, prevedendo la separazione del vetro bianco o incolore, dalle altre tipologie di vetro colorato. Non credo che il progetto abbia avuto successo.
Alle vetrerie conviene utilizzare il vetro usato, perché consente di risparmiare il 25% circa di energia nel processo di produzione. Il vetro usato è certamente un materiale di qualità, ma non consente di avere ricavi elevati. Per poter avere delle opportunità di vendita sul mercato internazionale, è necessario operare una raccolta differenziata per colori. Esportare vetro frantumato ha senso solo se può essere riutilizzato per la produzione di bottiglie. A questo scopo, si utilizzano preferibilmente cocci di vetro separato per colori. Sul mercato del vetro usato sono particolarmente richiesti cocci di vetro marrone o bianco.
Dall’ultimo rapporto Ispra sui rifiuti urbani (novembre 2015) risulta che il costo medio di gestione per kg di materiale, valutato a livello nazionale, è di 11,15 eurocent, in corrispondenza di un conferimento pro capite di 31,3 kg/abitante per anno, mentre il costo annuo pro capite risulta di 3,49 euro/abitante per anno. Nella Rd del vetro di imballaggio (Cer 150107) i costi di raccolta e trasporto incidono per il 90,1% sui costi totali.
Un altro problema è dato dalla presenza indesiderata della ceramica. Ci sono, infatti, materiali che sembrano vetro, ma vetro non lo sono. Il caso più insidioso è forse quello dei materiali inerti che fondono a temperature più alte del vetro, come la vetroceramica. È però importante ricordarsi di tenere la vetroceramica (tipo il “pirex”) – così come i piatti, le tazzine in ceramica o porcellana – ‘alla larga’ dal vetro perché è sufficiente un solo frammento di questi materiali mescolato al rottame di vetro pronto al forno per vanificare il processo di riciclo, dando origine a contenitori destinati irrimediabilmente a infrangersi. Per questo tra Coreve e Anci è stato siglato un accordo per abbattere i quantitativi di ceramica nella raccolta del vetro, annunciando la temporanea modifica delle le specifiche tecniche previste dall’Accordo Quadro, relativamente alla quota di inerti presenti nella raccolta differenziata del vetro.
In Emilia Romagna nel 2014 sono state raccolte in maniera differenziata 153.912 tonnellate di vetro, che corrispondono a 35 kg per abitante. Di queste, 152.503 t sono state raccolte dai gestori del servizio pubblico (60.868 t monomateriale e 91.635 t nel multimateriale) e 1.409 t sono rifiuti vetrosi assimilati che il produttore ha avviato direttamente a recupero. Una prima analisi dei flussi evidenzia che, rispetto al totale raccolto, pari a 153.912 t, il 5% dei rifiuti vetrosi ha seguito la via del libero mercato, mentre il 95% è stato avviato a effettivo riciclo tramite il sistema consortile CoReVe (Consorzio Recupero Vetro).
Poi c’è l’alluminio. Il vetro e l’alluminio riciclati mantengono quasi del tutto inalterate le proprie qualità, consentendo di risparmiare sia le materie prime sia l’energia necessaria a produrli. Per questo in molti casi si raccolgono insieme. Per la raccolta e il riciclo dell’alluminio è stato costituito uno specifico consorzio, il Cial. L’alluminio – identificato con il simbolo Al – è un elemento comune che costituisce l’8% della crosta terrestre e si presenta in natura sotto forma di minerale: la bauxite. E’ un metallo fondamentale dell’era dello sviluppo tecnologico. Da molti anni ormai l’industria italiana del riciclo dell’alluminio detiene una posizione di rilievo nel panorama mondiale per quantità di materiale riciclato. Il nostro Paese è infatti terzo nel mondo, insieme alla Germania, dopo Stati Uniti e Giappone.
Leggi il rapporto Il riciclo del vetro e i nuovi obiettivi europei per la circolar economy: Dossier-Assovetro
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Andrea Cirelli
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