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Ferrara film corto festival

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Il patrimonio immobiliare demaniale di Ferrara ha un valore importante, anche se i suoi cittadini ne sono scarsamente consapevoli. I beni del demanio sono quei beni immobili che servono a soddisfare bisogni collettivi in modo diretto e per questo sottoposti a speciali vincoli e che appartengono a enti pubblici territoriali: Stato, Regioni, Province e Comuni.
L’Agenzia del Demanio dello Stato tiene un costante censimento del proprio patrimonio, attualmente consultabile da ogni cittadino sulla piattaforma opendemanio.it.
I beni del demanio dell’Emilia Romagna hanno un valore complessivo di quasi quattro miliardi (3.867.287.925 euro), la provincia più ricca è Bologna, medaglia d’argento a Ravenna e quella di bronzo a Ferrara, che detiene il 9,11% del patrimonio regionale complessivo. In particolare la nostra città “è ricca” per quello che riguarda gli immobili del Demanio Storico Artistico – beni per i quali il ministero ha riconosciuto un particolare interesse, richiedendo garanzie di conservazione e di corretta destinazione d’uso. Ferrara ospita infatti 30 fabbricati e 4 terreni, che valgono circa 77.023.480 di euro.
Per quanto riguarda il patrimonio disponibile – ossia immobili residenziali, terreni agricoli, eredità devolute, donazioni, beni immobili vacanti, immobili devoluti per debiti d’imposta, beni in corso di trasferimento agli enti territoriali per il Federalismo demaniale – a Ferrara fanno parte di questa categoria 123 edifici e 88 terreni. Il loro valore complessivo di 11.553.734 di euro. Il patrimonio indisponibile – beni in uso strumentale alle pubblica amministrazione centrale, dotazione del Presidente della Repubblica, miniere, beni confiscati alla criminalità organizzata, beni in uso gratuito e perpetuo ad università ed enti ecclesiastici, l’edilizia residenziale pubblica non ancora trasferita agli Enti locali – quello di Ferrara conta 76 fabbricati e 18 terreni, con un valore totale di 93.150.174 di euro.
La gestione di tutto il patrimonio immobiliare presente in città – che ammonta a oltre 180 milioni di euro – è dispendioso e macchinoso poiché vede, da una parte, l’accavallarsi di diverse competenze e relativi interessi, dall’altra, l’esigenza degli enti di poterli utilizzare, manutenerli e renderli fruibili al pubblico. Inoltre, con il blocco degli investimenti per la spending review, alle amministrazioni e agli enti risulta pressoché impossibile mobilitare fondi per la rivalutazione e riutilizzazione degli immobili in questione.
Per far fronte comune alle problematiche presenti e nell’ambito dei protocolli di partenariato pubblico-privato per lo sviluppo di dotazioni territoriali e urbane, il Comune di Ferrara con i ministeri della Difesa, dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, quello dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, il Sottosegretariato dell’Interno, la presidenza della Regione Emilia-Romagna, il direttore dell’Agenzia delle Entrate ed il direttore dell’Agenzia del Demanio hanno sottoscritto il mese scorso un Accordo per l’attuazione di un programma di valorizzazione sostenibile delle aree e degli immobili pubblici di eccellenza della città di Ferrara. Che cos’è e come funziona ce lo ha spiegato l’assessore all’Urbanistica del Comune di Ferrara, Roberta Fusari.
“L’Accordo del quale parliamo vede l’impegno e collaborazione di tutte le amministrazioni firmatarie per realizzare con efficienza e in tempi brevi un articolato programma di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico di Ferrara. A tale proposito si è allargato lo sguardo rispetto al Progetto Urbanistico di Valorizzazione di Ferrara, che ritorna in questo periodo sulla stampa ma che esiste dal 2008, includendo nell’accordo altri soggetti che sono interessati ad una riqualificazione o riutilizzazione dei propri immobili in un quadro di ottimizzazione e razionalizzazione.”
Al centro dell’intesa vi sono diversi immobili, ognuno con una sua storia, peculiarità e – a quanto pare – un futuro… utile.
Il primo intervento riguarda in particolare palazzo Furiani e la caserma Bevilacqua, nelle quali attualmente sono allocate la Polizia stradale e la Questura: queste verranno trasferite in altra sede e – a quanto anticipato dalla Fusari – la struttura della Caserma potrebbe diventare un albergo d’arte, mettendolo a sistema con il panorama museale di Ferrara.
Altro intervento riguarderà una porzione dell’Aeroporto di Ferrara, che ricade in quei beni non più utili ai fini istituzionali del Ministero della Difesa dello Stato. L’area verrà permutata con una porzione dell’ex Mof, che sarà utilizzato come parcheggio, mentre per quanto riguarda l’aeroporto non è ancora stato reso noto il futuro utilizzo.
Altro punto di intervento sarà la caserma Caneva – ex Convento Sant’Antonio in Polesine, per le quali è prevista una rifunzionalizzazione per finalità culturali e di accoglienza e – sempre stando a quanto spiegato dall’assessore- andrà alle Suore del Convento.
Il piano prevede poi la riapertura al pubblico della Cella del Tasso e l’Auditorium del Conservatorio di Musica “G. Frescobaldi”, di proprietà demaniale. Per quest’ultimo anni fa era stato stanziato un finanziamento per bonificarlo dall’amianto: questa procedura è stata conclusa ma non vi erano i fondi per renderlo usufruibile alla città. Il Miur, quindi, si è impegnato a candidare la struttura nel futuro bando per l’edilizia pubblica esplicitamente dedicata ai conservatori.
Rientra nell’accordo anche il teatro Verdi, per il quale è previsto il completamento e l’utilizzo per finalità culturali e sociali in conformità alle nuove e mutate esigenze della città. 15 anni fa la struttura era stata oggetto di un finanziamento dal ministero per farne un teatro dell’Opera. Oggi si intende continuare a ristrutturarlo ma non per quello scopo: la Regione si è quindi impegnata a svincolare la destinazione d’uso della struttura in modo da far rientrare il progetto nel Pon Fers regionale. “Come potete notare, nessun soggetto si è impegnato a comprare o vendere, né a fornire finanziamenti in maniera diretta per la riqualificazione o riutilizzazione di questi immobili. – ha ribadito l’assessore – ma c’è l’impegno perché si individuino le migliori strategie per raggiungere gli obiettivi definiti.”
Per fare questo è stato quindi formato un tavolo permanente, coordinato dal Comune di Ferrara, che si è dato un anno di tempo per concludere le questioni amministrative e burocratiche, “ricercando le soluzioni tecniche e amministrative adeguate al raggiungimento degli obiettivi strategici comunemente definiti in maniera rapida ed efficiente, costruendo sinergie e ricercando soluzioni di sistema innovative per la efficiente gestione e dismissione dei patrimoni immobiliari pubblici, valutare la fattibilità degli strumenti amministrativi ed economico-finanziari messi in campo per le iniziative di valorizzazione e rifunzionalizzazione”, come si legge nel testo definitivo dell’accordo.
L’intesa favorirà certamente l’accesso ai bandi europei e la possibilità di attingere risorse indispensabili per la gli interventi di ristrutturazione. L’auspicio è che il frutto di tanto fervore vada a vantaggio della comunità e non risulti un semplice appannaggio utile solamente a far lievitare i bilanci degli enti direttamente coinvolti.
Fra gli immobili inclusi nell’accordo anche il poligono di tiro a segno, di proprietà del ministero della Difesa. “Questo immobile si trova in un contesto completamente estraneo alla sua funzione: la Difesa non si è impegnata a dismetterlo lasciando libera l’area immediatamente ma si è impegnata a cercare una sede più opportuna per spostarsi: mentre in alcuni casi, vedi l’ex convento di San Benedetto e il palazzo ex casa del fascio, l’accordo è un’ accelerazione verso la risoluzione di una situazione problematica, nel caso del poligono è un punto di partenza. Ma l’importante è partire.”
A livello economico questa “danza” di immobili e utilizzi non comporterà un impegno da parte delle casse del Comune, né da parte degli altri soggetti firmatari: ecco perché l’accordo è stato definito sostenibile. “Il Comune di Ferrara si dovrà occupare dei cambi d’uso degli immobili interessati e cederà in concessione e affitto i suoi beni ai soggetti interessati, che dovranno al Comune di Ferrara il 15% della quota economica pattuita con gli eventuali gestori.”

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Ingrid Veneroso


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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