Il Teatro Comunale di Ferrara, l’argento vivo e il cambiamento necessario. Parla Roberta Ziosi
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Si pensa al Teatro e si visualizzano poltroncine di velluto, luci dorate, si sente già il rumore dei passi di danza sulle tavole del palcoscenico e il ticchettio della bacchetta del maestro d’orchestra, sovviene il ricordo della passione nella voce di un tenore, la meraviglia suscitata dai costumi di questa o quella opera, lo scroscio degli applausi.
Tutto quello che la parola teatro evoca “E’ il frutto del lavoro di una macchina complessa, – ha spiegato Roberta Ziosi, presidente della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara – che vede impegnati dietro le quinte, insieme agli artisti, tecnici e professionalità che spaziano afferenti a tanti settori produttivi: tecnici, designer luci, amministrativi, esperti di comunicazione, archivisti…personale di sala”. Tutti loro contribuiscono ad una organizzazione che ha mille voci e contribuisce alla vita della città, del sistema culturale locale e nazionale, talvolta anche in modi inaspettati.
Il Teatro Comunale di Ferrara è uno dei 29 “teatri di tradizione” legalmente riconosciuti in Italia. Essi hanno il compito di promuovere, agevolare e coordinare le attività musicali, in particolare liriche e più in generale performative, nel territorio delle rispettive province. La loro peculiarità è il radicamento in aree del territorio dove è forte una tradizione artistico-culturale, come quella di Ferrara, che dimostrino di aver dato particolare impulso alle locali tradizioni artistiche e musicali. “Spesso la definizione di teatro di tradizione porta ad avere un’idea parziale della natura di questi organismi. – ha raccontato la Ziosi nel corso di una visita presso la Biblioteca Archivio del Teatro – Noi abbiamo sicuramente il compito di preservare uno degli aspetti culturali peculiari del nostro paese, il vissuto legato alla storia del” teatro all’italiana”, quello del melodramma, e ogni struttura compie il suo lavoro con attenzione e competenza. Essere un teatro di tradizione però significa anche molto altro, in linea con i mutamenti della società e delle esigenze culturali che essa presenta. Significa avere un patrimonio da conservare, gestire e comunicare legato alle arti performative e al sistema culturale ad essa collegato. Un esempio: il Teatro di Ferrara ha uno degli archivi di fotografia di scena più ricchi d’Italia, una collezione di manifesti che va dal 1967 ad oggi, stiamo lavorando da tempo alla costruzione di un archivio di audiovisivi: si tratta di una immenso capitale che abbiamo il dovere di conservare e far conoscere alla città e al pubblico internazionale”.
La tradizione al servizio dell’innovazione e l’innovazione al servizio della tradizione, uno scambio che funziona?
“Si tratta di un rapporto fortunatamente inevitabile. Se abbiamo innovazione è perché siamo coscienti della nostra trazione che si traduce in know how. L’innovazione utilizza un immaginario, tecnica, dei linguaggi che fanno parte della storia di una forma artistica. Quelle che noi chiamiamo cross-medialità e la cross-culturalità non sono forme nuove, le arti si sono sempre reciprocamente parlate, influenzate, hanno sempre interagito, si sono sempre arricchite e formate l’una sull’altra. La creatività permea tutte le forme d’arte ed è il processo fondante, fulcro centrale, foriero di mille punti di partenza. Ma la ‘creatività’ è un processo presente in tutti i campi del vivere e dell’operare. Per l’attività teatrale teatrale atro sicuramente è ‘il processo – come direbbero gli economisti – ‘core’”.
Per il Teatro Comunale di Ferrara, la creatività è quindi a tutti gli effetti al centro di ogni processo?
“Si. Noi siamo diventati un’impresa culturale e creativa che offre spettacoli dal vivo, il teatro è la casa delle arti performative ma, al tempo stesso, facciamo tanto altro, le nostre attività si differenziano, sono molteplici. Ne cito alcune: oltre ai progetti che riguardano l’Archivio e la biblioteca (aperti al pubblico e con un’attrezzatissima sala di consultazione), le iniziative di didattica per le scuole di ogni ordine e grado, le collaborazioni con l’Università di Ferrara e con le numerosissime associazioni del territorio, la Fondazione ha puntato anche all’aspetto commerciale, proponendo l’affitto degli spazi per progetti di qualità, cercando di preservarne la natura storica e la qualità del luogo aprendo le porte a iniziative di spessore. La creatività è uno strumento importantissimo e incredibilmente legato alla realtà delle cose. – ha proseguito la presidente della Fondazione – I grandi artisti hanno le idee chiare, sono sistematici e sistemici, sono capaci di avere un’idea chiara e definita in se stessa e trovano il mezzo espressivo per esprimerla e comunicarla nella maniera più corretta possibile. Un artista è una persona perfezionista, che nello sviluppare il proprio lavoro mette in atto un processo creativo: la visualizzazione di un risultato, ossia l’idea alla quale vuole giungere e lo sviluppo del percorso per realizzarla e comunicarla”.
Come si applica la creatività dell’artista alle attività di una fondazione che si occupa di cultura?
“Abbiamo applicato questo approccio anche ad ambiti inconsueti, perché siamo consapevoli che il capitale artistico e creativo che possediamo va capitalizzato, anche dal punto di vista dell’organizzazione. La crisi prima e il terremoto poi ci hanno messo in condizioni di dover ripensare a quello che siamo e che avremmo voluto essere. In generale, penso che le criticità creino l’esigenza di capire dove sei, a che punto sei del tuo percorso, che cosa possiedi e quali strumenti hai per superarle, in che modo puoi superare il momento critico per gestire il cambiamento ed evolvere. In generale non esiste la stasi per nessun organismo e siamo sempre in una fase di cambiamento, la staticità è un’illusione perché siamo inseriti in un sistema e dobbiamo interagire con questo sistema, che sia il sistema città, nazione, il sistema teatro a livello nazionale e internazionale. Per interagire dobbiamo capire però quali strumenti abbiamo e come li dobbiamo usare. Noi a Teatro stiamo facendo questo”.
Per raccontare quali processi hanno messo in campo e quali risultati sono stati applicati, la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e l’ Associazione Teatri Italiani di Tradizione hanno organizzato un workshop al Ridotto del Teatro Comunale “Claudio Abbado”, per sabato 19 dicembre dal titolo “Strategie di innovazione nel sistema teatrale – Percorsi e soluzioni per nuovi modelli gestionali”, che vedrà l’analisi della crisi economica come opportunità di sviluppo di nuove soluzioni gestionali dei Teatri di Tradizione e in che modo il sistema teatrale, attraverso la tradizione innovativa, possa diventare un importante motore per per l ripresa dell’economia culturale del Paese.
“Il cambiamento è ineluttabile, fronteggiarlo, nuotare contro corrente è un inutile spreco di energia che è meglio preservare e impiegare per navigare in mezzo a questa corrente nel migliore dei modi. – ha spiegato ancora Roberta Ziosi – Per capire come cambia il sistema, per gestire al meglio il cambiamento, noi della Fondazione dopo il terremoto abbiamo cominciato a pensare a com’è fatta questa macchina, a come funziona, come interagisce con la città, la geografia dell sue attività. Noi che siamo interni sappiamo come funziona, nell’ambito del nostro spazio ma non in maniera sistemica: era oggi necessario riuscire ad avere una fotografia di un’organizzazione che si rendesse accessibile a tutti i soggetti di questa organizzazione ma, soprattutto, a tutti gli stakeholders interessati”.
Ma come si realizza praticamente il cambiamento che può portare una reale crescita nonostante il periodo di crisi, che pure si può leggere come stimolo, ma che è comunque un aspetto limitante allo sviluppo di un’impresa come la sua?
“Avevo proposto un nuovo approccio manageriale alla nostra organizzazione diversi anni fa e il Consiglio della Fondazione aveva approvato la mia idea. Avevamo quindi deciso di aderire alle normative richieste per ottenere le certificazioni ISO 9100, che riguarda la qualità dell’organizzazione e dei processi utilizzati nella gestione del lavoro e delle attività. Il terremoto ci ha rallentati per un po’ ma in realtà è servito anche da motore di sviluppo, ci ha fatto comprendere che non era sufficiente, per le nostre necessità, utilizzare solo la norma ISO 9001, quindi abbiamo deciso di ‘essere creativi’ anche sul percorso di analisi organizzativa e sperimentare un Sistema di Gestione Integrato che includesse anche la ISO 20121, a comprendere e definire la filosofia che è sta ‘dietro le quinte’ dell’ “impresa Teatro Comunale di Ferrara ‘Claudio Abbado’, il modo di comunicarla e di aderire alla stessa, definendo con i fatti la direzione che si sta seguendo. La certificazione va infatti a verificare la politica di gestione che un azienda ha e ne attesta la sostenibilità ambientale, economico e sociale. Per fare questo ci siamo affidati a dei consulenti che ci hanno accompagnati in questo processo di innovazione, Simona Tosi e Cesare Buffone per PUNTO3 che ringrazio per aver aderito a questo progetto anche per loro sperimentale, a cui poi si è entusiasticamente affiancato anche Bureau Veritas, in qualità di ente certificatore accreditato a livello europeo: differenti settori del mondo produttivo, mondi diversi che hanno portato avanti un progetto comune all’insegna della sperimentazione, della creatività e dell’innovazione.”
Che impatto ha avuto, ed ha tutt’ora, questo processo sulle persone che lavorano nella vostra organizzazione?
“Tutti noi, ci siamo dovuti interrogare su ciò che facciamo ogni giorno nel corso nel nostro lavoro. Abbiamo dovuto definire il nostro ruolo nell’ambito del nostro spazio professionale e all’interno del sistema. Questo stesso studio è stato fatto quindi sul sistema dagli stessi soggetti che lo costituiscono: le persone che ogni giorno ci lavorano e che permetto di realizzare concretamente tutte le attività. Abbiamo cercato le parole per definire chi siamo, cosa facciamo e come lo raccontiamo all’interno del sistema e fuori da esso. Questo per poter avere tutti un quadro condiviso del mondo in cui ci muoviamo e – al tempo stesso – una idea condivisa di quello che possiamo proporre al mondo esterno, agli stakeholder, che per noi sono il pubblico pagante, il Comune di Ferrara che è il nostro socio di maggioranza, le altre istituzioni culturali e i cittadini. Definito ciò che siamo e perché lo siamo, abbiamo potuto trovare nuovi modi, più efficaci, di proporre e proporci, diventando soggetto economico ‘consapevole e comunicabile’ della città, un soggetto esterno internazionalmente accreditato per questa funzione – Bureau Veritas – ci ha certificati come ‘soggetto’ produttivo nazionale e internazionale innovativo e sostenibile ma la sfida non è finita… rimaniamo e rimarremo in costante movimento per continuare ad evolverci”.
Quanta fatica costa un processo del genere, visto che richiede nuovo approccio in ogni attività dell’organizzazione?
“Tanta fatica, tanto entusiasmo e tanto scoramento. L’importante è non perdere mai di vista la meta, apprezzando e facendo apprezzare i piccoli risultati intermedi. Alla fine però si arriva alla consapevolezza che tutta quella fatica nel cambiamento dei processi serve a fare meno sforzo in seguito, quando i meccanismi nuovi saranno acquisiti. Inoltre è stimolante, emozionante: avere il disegno di quello che sarà e trovare la strada giusta per realizzarlo, per il bene di tutta la comunità e del sistema teatro stesso, sperimentare formule nuove, è davvero esaltante.”
Quindi, cosa ci riserva il futuro della Fondazione e del Teatro Comunale di Ferrara?
“Dal punto di vista normativo, seguiremo il nostro piano di miglioramento triennale che abbiamo approntato attraverso il nostro sistema di gestione integrato che prevede e che fonde anche indicatori precisi di qualità per la 9001 e per la 20121: si tratta di uno strumento unico che è una sintesi degli strumenti delle due normative e che verrà verificato nella sua funzionalità di anno in anno. Lo useremo per costruire altri strumenti per realizzare dei percorsi che ci permettano di recuperare dei dati oggettivi per comunicare tutto il processo in se stesso in maniera diretta e più chiara internamente e esternamente. In parole semplici, la prossima fase sarà di lavoro sulla applicazione del sistema alla vita di tutti i giorni, sulla comunicazione dei suoi risultati e sulla creazione di migliori reti di partenariato e sinergie. Verificheremo anche quanto questo diverso approccio alla nostra stessa organizzazione ci porti una nuova energia per pensare e realizzare nuovi progetti, nuove prospettive. Speriamo anche che questa nostra esperienza possa diventare l’apripista per gli altri teatri di tradizione verso un’innovazione creativa dell’organizzazione”.
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