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Il teatrino delle poltrone pagato dai contribuenti

Da Paola Peruffo

Non è un bello spettacolo quello a cui stiamo assistendo in questi giorni in seno alla giunta del Comune di Ferrara.
Prendiamo atto di un primo dato: l’appartenenza a uno specifico partito, piuttosto che a un altro, conta maggiormente della preparazione volta ad affrontare le complesse deleghe di un assessorato delicato quale quello che comprende in particolare la Pubblicazione Istruzione e le Pari Opportunità.
Dal punto di vista umano spiace il trattamento riservato ad Annalisa Felletti, rea non di aver cambiato visione politica (rimane stabilmente nell’area di centro-sinistra), ma semplicemente di approdare a un partito inviso al Pd. Peccato che questi screzi e i conseguenti avvicendamenti di poltrone siano tutte a spese dei contribuenti ferraresi.
Quanto al futuro, faccio un sincero in bocca al lupo a Cristina Corazzari, collega della commissione Scuola, che si troverà a gestire materie, come detto, delicate e che necessitano di equilibrio oltre che di capacità tecniche e di ascolto.
Certo stupisce che l’accoglienza che viene riservata a sinistra alla neo-assessore in pectore non sia certa tenera. Tra le cose maggiormente sconcertanti, leggendo le dichiarazioni del un ex capolista di Sel, annoto che ormai definirsi “moglie e madre”, come ha fatto Cristina Corazzari sul suo profilo personale, non siano più valori fondanti della famiglia, ma elementi da cui doversi difendere.
Spero, come tutti i cittadini di area cattolica-moderata teoricamente rappresentati dal sindaco Tagliani, che possano essere fatte scelte sagge riguardo a materie e argomenti sui quali nel recente passato c’è stata molta leggerezza, o meglio, una spinta eccessivamente ideologica.
Parlo per esempio delle mille copie del quaderno di sensibilizzazione “Oltre gli stereotipi di genere: verso nuove relazioni di diagnosi e cura”, costato, tra Regione e Comune, la bellezza di 15 mila euro, con l’obiettivo di fornire istruzioni a medici e operatori sanitari. Un’iniziativa che non è mai passata al vaglio della commissione consiliare Pari Opportunità e, fatto ancor più grave, senza aver coinvolto in fase di progetto gli ordini professionali interessati, peraltro già dotati di saldi codici deontologici. Senza contare che nel corso del congresso di formazione durante il quale sono stati presentati (in pompa magna, con tanto di rinfresco) ne sono stati consegnati poche decine, mentre per le restanti centinaia le modalità di distribuzione sono tuttora in alto mare.

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Riceviamo e pubblichiamo



PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)