Il talento ribelle dell’eclettico Cicognara, poeta, ambasciatore di Napoleone e illustratore per l’amico Canova
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LEOPOLDO CICOGNARA
(a 180 anni dalla morte)
Leopoldo Cicognara (1767-1834) nacque da nobile e illustre famiglia radicata a Ferrara già nel XV secolo, sebbene di ancor più lontana origine cremonese. All’età di nove anni venne affidato per l’educazione al collegio dei Nobili di Modena, dove rimase fino al 1785 ostentando un carattere inquieto e ribelle, abbastanza refrattario (come testimoniò lo stesso rettore del collegio) agli studi malgrado il proprio innato talento. Nel 1788 abbandonò la casa paterna e si trasferì a Roma, dove fu ammesso all’Accademia dell’Arcadia e conobbe importanti letterati come Vincenzo Monti. In quel periodo si dedicò alla pittura, con esiti non esaltanti e alla poesia, i cui frutti più maturi, composti fra il 1789 e il 1790, sono i poemetti Il mattino, il mezzogiorno, la sera e la notte (di evidente ispirazione pariniana) e Le belle arti.
Nel 1808 il letterato ferrarese pubblicò il suo Trattato del Bello, quello stesso anno venne nominato presidente della rinnovata Accademia di Venezia e, nel 1812, presidente dell’Ateneo Veneto. «La vera grande politica culturale del Cicognara – commenta lo studioso Gianni Venturi – si esercita, tuttavia, nelle grandi opere che lo rendono famoso in Europa: dalle Fabbriche di Venezia al Catalogo ragionato della sua splendida biblioteca che ora è uno dei vanti della Biblioteca Vaticana e che rappresenta un insostituibile strumento di ricerca storico-artistica; ma soprattutto il valore e il senso dell’opera di Cicognara, intellettuale europeo, è affidata alla stesura di quella storia della scultura che lo occuperà praticamente per tutta la vita e che lo proietterà nell’olimpo dei grandi uomini di cultura del diciannovesimo secolo». Si tratta della vasta Storia della scultura dal suo Risorgimento in Italia sino al secolo di Canova, pubblicata in tre volumi rispettivamente nel 1813, nel 1816 e nel 1818.
Antonio Canova, l’amico più caro e del quale Leopoldo Cicognara fu l’illustratore e il critico più acuto, si configurò per lui come il termine di paragone ineguagliato di tutta la storia dell’arte, ponendosi nell’evoluzione artistica al punto più alto e irraggiungibile. Il divino Canova, che morì fra le sue braccia nel 1822, rappresentò per il Cicognara l’autore in cui egli ravvisava la gloria e la supremazia della scultura su tutte le altre arti.
Leopoldo Cicognara ebbe pure, per oltre un ventennio, un’intensa carriera politica: fu nominato dallo stesso Bonaparte prima presidente della giunta di Difesa generale e poi membro del Corpo legislativo della repubblica Cisalpina, nonché ambasciatore presso i Savoia a Torino. Nel 1803 venne anche arrestato con l’accusa di essere uno dei fautori di un poemetto ritenuto antifrancese. Successivamente reintegrato, assunse nuove importanti funzioni nel Regno d’Italia e, nel 1808, lasciò la politica attiva. Cicognara morì a Venezia dopo lunga malattia, le sue spoglie sono conservate nella Certosa di Ferrara.
Tratto dal libro di Riccardo Roversi, 50 Letterati Ferraresi, Este Edition, 2013
