da MOSCA – La signora Yulia è perplessa. Ne ha viste tante ormai e la prima di questa sera non fa eccezione. Coreografi inglesi, americani, italiani, francesi, spagnoli o russi, sempre la stessa storia. Balletti, opere, operette, concerti, poco cambia. Libri, libretti, cataloghi, cd, dvd, cartoline, fotografie, penne, matite, magliette, tutto uguale. Lei sta lì, spettacolo dopo spettacolo, sipario dopo sipario, passo dopo passo, nota dopo nota, bacchetta dopo bacchetta e vede sempre la stessa scena. Qualche piccola variante, forse, ma di scarso rilievo. Lei che sogna di viaggiare lontano, alla fine del mondo, magari in Polinesia, che a malapena sa dove si trova sulla cartina, si trova sempre lì, ogni sera, ogni settimana.
Vende qualche oggetto, ha un salario minimo fisso ma è pagata anche in base a quanto vende. E di vendite se ne fanno poche, in quel tempio dell’arte. E poi le signore eleganti, dai tacchi alti vertiginosi e le parure sfavillanti hanno borsette piccole, pochette che contengono a malapena un rossetto scintillante, uno specchietto lezioso e un leggero fazzoletto ricamato. Sempre loro, donne eteree, dalle gambe lunghe come quelle delle gazzelle, i colli sottili e adornati di perle, oro e diamanti, le spalle chiare coperte da morbide mantelle di pelliccia, le mani lunghe, affusolate e curate. Certo non come le sue, con qualche macchia e screpolatura a causa del vento che ogni mattina, ogni sera, si scontra con le sue dita, il suo viso oltre che con il suo foulard colorato sempre troppo leggero. Quando va e quando torna, quando rientra nella sua casa normale. Quelle donne eleganti, invece, arrivano spesso con un colbacco di volpe argentata, loro che non ne hanno davvero bisogno, proprio no, loro che sono sempre al caldo, al riparo delle loro autovetture scure e lucide di grande cilindrata. L’autista aspetta fuori, nel parcheggio riservato a pochi, di fronte a quel teatro lussuoso che non tutti si possono permettere. Eppure proprio tante persone normali vorrebbero vedere quei balletti, sentire quelle note, sognare con quelle musiche. Quelle eleganti e bionde signore sembrano sfilare, essere lì solo per quello. Belle, bellissime, splendide, curate, ben pettinate, perfettamente truccate, profumate, laccate, quasi conservate sotto vuoto. Non mancano i barracuda che girano intorno, le api che ronzano invano, le muscolose guardie del corpo sono fuori a prevenire l’avvicinamento alle regine.
Tutte le sere la stessa scena, pensa Yulia, tutte le volte una sfilata simile, una parata di bellezza finta, imbalsamata e vuota. Qualche giovane coppia o qualche straniero curioso e stravagante a volte cambiano un po’ il solito panorama. Ma la scena resta sempre la stessa. Nulla cambia. Sempre la stessa storia.
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Simonetta Sandri
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