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Si può ipotizzare una svolta in Europa? Le ultime manifestazioni di volontà popolare fanno propendere per l’ottimismo, non per questioni di orientamento politico quanto per il valore assoluto del messaggio.

Le elezioni francesi dicono che la gente quando è chiamata ad esprimersi non solo non è prevedibile ma qualche volta addirittura può sorprendere. I risultati della consultazione rappresentano la voglia di qualcosa di diverso, di nuovo, da qualunque parte possa venire perché fa più paura rimanere ancorati al “ce lo chiede l’Europa”, che oramai è un’ammissione di impotenza. Le persone, gli elettori, si scoprono stufi di dover scegliere tra partiti e idee che alla fine si dimostrano sempre uguali, destra o sinistra e peggio ancora centro-destra e centro-sinistra, che vuol dire non voler essere troppo di qualcosa ma nemmeno di qualcos’altro, quindi sostanzialmente uguali, sospesi nelle scelte e nelle responsabilità.

Forse siamo stufi di fingere di scegliere, dell’illusione del cambiamento, del fatto che cambiano le persone ma il mondo rimane lo stesso. Obama è stato migliore di Bush? Un presidente nero ha dato più stabilità al mondo di un presidente bianco? Di una cosa dobbiamo ringraziarlo però, ci ha dimostrato che il colore della pelle non c’entra niente, come del resto la Merkel ha dimostrato che le quote rosa non migliorano il mondo, quindi non è nemmeno una questione di sesso.

Anche in Francia ovviamente la politica era tristemente uguale a se stessa, ridondante, da troppo tempo. Si svaluta il lavoro in nome dell’euro e si salvano le banche a scapito dei risparmiatori e la Le Pen sarà pure di destra, estrema destra, ma cosa potrebbe fare di più terribile di quanto visto in era Hollande o Sarkozy? Cosa esattamente hanno fatto costoro per migliorare la vita dei propri elettori in termini di sicurezza, di lavoro, di benessere diffuso? Quando i partiti tradizionali tacciano di populismo una forza politica che dichiara di voler combattere le elitè o gli interessi bancari a favore della gente comune non solo è un tentativo di volerla screditare ma è anche un ammettere che temi del genere sono al di fuori della loro portata e delle loro intenzioni. E questo, forse, gli elettori lo stanno capendo.

Il Front National è contro la moneta unica ma dire di essere stanchi dello strapotere di una moneta sugli interessi reali delle persone dovrebbe essere patrimonio di tutti, invece viviamo un sistema in cui maggioranza e opposizione non accettano chi chiede di cambiare ricetta economica, di riprendersi il diritto di esercitare una politica economica indipendente e avere la visone di un cambiamento. Non vogliono accettare che qualcuno si possa essere reso conto che non si può continuamente lasciare le decisioni alle oligarchie europee su come dobbiamo vivere, cosa dobbiamo mangiare, con quale olio dobbiamo condire la nostra insalata e quali valori vogliamo abbracciare o quali bisogni soddisfare.

Anche la Danimarca, chiamata alle urne per pronunciarsi su una più stretta cooperazione nella giustizia e affari interni, ha detto di no, a dimostrazione che puntualmente quando il popolo viene chiamato ad esprimersi su più unione o più sovranità nazionale sceglie sempre la seconda. Per questo probabilmente non siamo quasi mai chiamati ad esprimerci in merito.

Ma chi è contrario all’euro o allo strapotere dell’Unione europea non è un disfattista, uno xenofobo, un becero nazionalista come viene descritto dalla solita politica in cerca di facili consensi, è semplicemente alla ricerca di qualcosa di nuovo, di rappresentanti che siano in grado di interpretare la volontà e i bisogni dei suoi cittadini.

Le persone stanno maturando, grazie purtroppo alla recessione, ai suicidi per mancanza di lavoro, agli attentati ma soprattutto alle risposte date dagli indefiniti centro – destra e sinistra. Sono costrette a prendere le decisioni che la politica non sa prendere, stretta da interessi di quella piccolissima parte della popolazione che muove i fili.

Come potrebbero far passare il Ttip se l’eurozona collassasse? Accordi del genere non avrebbero più senso, le multinazionali dovrebbero rivedere i loro piani, smettere di trattare in stanze segrete con oscuri personaggi portatori di interessi diversi da quelli delle popolazioni europee e cominciare a parlare con gli Stati europei tornati sovrani e questi a loro volta sarebbero costretti a parlarne nei parlamenti nazionali che normalmente ci deludono, ma che sono pur sempre frutto di libere elezioni e, volendo, a portata di cittadino.

La Germania dovrebbe trovare altri mercati per smistare i suoi prodotti perché in un’Europa senza costrizioni prevarrebbe il libero mercato e gli Stati riacquisterebbero le loro armi di difesa come ad esempio la valutazione corretta data dal mercato del valore delle proprie monete nazionali (leggasi svalutazione per alcuni, rivalutazione per altri).

L’insofferenza sale di fronte ai messaggi di una politica ambivalente, borderline, ogni volta che è chiamata a decidere come ad esempio nel caso migranti. Un po’ di tempo fa ci regalavano accordi contestabili con il dittatore Gheddafi, che li fermava a suo modo, oggi invece contratta con il doppiogiochista Erdogan che finge di voler entrare in Europea ma frena le ondate migratorie solo se l’Europa elargisce fondi, usa la Nato per i suoi scopi e grazie al suo scudo si permette l’abbattimento di un caccia russo.

E poi c’è il terrorismo e l’Isis. L’Europa e la Nato combattono questi fenomeni in maniera confusa, senza un piano che guardi realmente al futuro e in ordine sparso senza concludere nulla perché sono portatori di interessi diversi e rifiutano anche di coordinarsi con la Russia che si sa avere interessi diversi da quelli di Europa e Usa. Ma la gente, gli elettori, che interessi hanno? Interessa a qualcuno la loro opinione?

E sullo sfondo c’è sempre l’indirizzo politico attuato nei confronti della Grecia, della popolazione greca, un monito per tutti noi, che ci dice che in caso di bisogno nessuno ci aiuterebbe, anzi per Mario Monti quella vicenda è stata la dimostrazione che l’unione monetaria ha funzionato e anche per questo forse gli elettori cominciano a non crederci più. Per molti è stato infatti l’esempio più lampante di come gli interessi bancari e delle elitè europee possano passare sopra agli interessi delle persone, senza ritegno. Nemmeno il peggiore degli usurai sarebbe arrivato a spremere così tanto una delle sue vittime, con l’aggravante che era stata tolta la possibilità di rivolgersi alla polizia. Usura legalizzata.

In Italia succede poi una faccenda strana per certi aspetti. Il nostro leader maximo rinuncia alla sua quota bombardamenti in Siria in nome di quanto accaduto in Libia, quasi a dimostrazione che una volta tanto la storia insegna qualcosa. E mette persino in discussione le sanzioni alla Russia impedendo di fatto che esse siano prorogate in automatico per il 2016. Un tentativo forse di intercettare gli elettori più attenti anche se purtroppo per lui chi vede questo è capace di vedere anche il resto, ancor di più in un momento in cui la consapevolezza sembra crescere e l’Europa dei popoli manda segnali di risveglio.

claudiopisapiafe@gmail.com

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info


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