Il rispetto e l’arroganza delle caste. Ricordando Savonarola
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di Massimo Maiarelli
“… ho visto l’infinita miseria degli uomini, gli stupri, gli adulteri, le ruberie, l’idolatria, il torpiloquio, tutta la violenza di una società che ha perduto ogni capacità di bene….”
Chi scriveva queste cose non è stato il cittadino, il cronista, la persona offesa da quanto tutto i giorni i media ci propinano o da quanto è successo al Tribunale di Milano, piuttosto che a Parigi nei mesi scorsi. Quella frase è molto antica, risale alla seconda metà del 1400 ed a pronunciarla è stato Girolamo Savonarola. Per le sue affermazioni, nel 1497 fu scomunicato da Papa Alessandro VI e l’anno seguente impiccato e bruciato sul rogo come “eretico, scismatico e per aver predicato cose nuove”.
Sono passati oltre 500 anni, in realtà sembra di essere davanti al nostro televisore ad assistere ad una delle tante trasmissioni televisive, dai tg alle performance dei nostri politici che frequentano ormai più assiduamente gli studi televisivi rispetto alle aule parlamentari.
Chissà cosa direbbe oggi Savonarola di loro? E non solo di loro. Oltre alla casta dei politici, che spesso non offre una immagine positiva, oggi le caste sono tante, come erano tante le corporazioni ai tempi di Savonarola. Nulla è cambiato, forse è solo peggiorato.
Oggi si sente dire sovente “ci hanno lasciati soli, ci sentiamo isolati”. Sicuramente l’isolamento porta alla paura, alla emarginazione, ogni tanto alla violenza. Ma chi si sente “lasciato solo o isolato”, si interroga del perché si sente tale? Cosa ha fatto o non ha fatto per sentirsi emarginato?
Un proverbio sostiene che si raccoglie quello che si semina. Dicono anche che i proverbi sono la saggezza dei popoli. Ed oggi purtroppo l’autocritica, l’umiltà, il pudore, la vergogna non appartengono ai nostri tempi. Oggi prevalgono i diritti acquisiti, le caste, le lobby, la prepotenza, l’arroganza, le ruberie, tanto per rubare una parola al buon Girolamo Savonarola.
“Dobbiamo fare sistema”, altra frase che si sente spesso. Ma per fare sistema occorre uscire dall’isolamento, rendersi conto delle situazioni e delle opportunità che ci circondano, assecondare le esigenze altrui, spesso rinunciando a qualcosa. Non pare che sia questa la strada imboccata dalla maggioranza, la maggioranza è egoista, pensa al proprio orticello, ai propri diritti acquisiti e così facendo, ovviamente ed automaticamente, si isola e non può poi piangersi addosso e chiedere aiuto.
Rispetto, altra parola abusata. Quando ci scappano dei morti il rispetto va a tutti i morti, indistintamente, perché la vita è sacra, sacra per tutti.
Il mio non vuole essere cinismo, semplicemente una visione reale di quello che succede. L’isolamento è figlio del comportamento, dell’atteggiamento, entrambi spesso vissuti egoisticamente, con lenti troppo spesse o deformate, lenti che non consentono di vedere il mondo e la società con la giusta obiettività.
All’Università, quando studiavo giurisprudenza, mi avevano insegnato la sfera giuridica come quella cosa che ciascuno di noi ha e dentro la quale deve convivere. Se qualcuno tenta di allargare, più o meno colpevolmente, la propria sfera giuridica, è evidente che va a sovrapporla a quella di un altro, a calpestarla, a togliere qualcosa al proprio vicino. Anche questo è rispetto, anche questo andrebbe rispettato. Come va rispettato il credo politico o quello religioso, solo per citarne due. Tutti hanno bisogno di rispetto, che si deve innalzare all’ennesima potenza quando viene violato il nostro bene più grande: la vita.
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Redazione di Periscopio
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