IL RICORDO
La sua Africa.
Vita di Giorgio Giaccaglia
il dottore buono di Tharaka
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Questo libro “è la testimonianza che nella vita esistono dei valori”, scrive Gian Pietro Testa nella postfazione, e che ogni tanto “il mondo ha una buona stella che gli permette di andare avanti”.
Mercoledì 15 ottobre alle 18, al Ristorante Guido e Galleria d’Arte Marchesi di via Vignatagliata 46, Gian Pietro Testa, noto scrittore e giornalista ferrarese, presenta il libro di Giorgio Giaccaglia, “Storie africane di un chirurgo atipico”.
Anestesista e chirurgo, dopo aver lavorato diversi anni al Sant’Orsola di Bologna, dal 1982, per vent’anni, Giaccaglia è stato primario anestesista agli ospedali del Delta di Lagosanto e San Camillo di Comacchio, e l’ideatore del progetto di Gestione delle Emergenze per la Regione Emilia-Romagna. Negli gli ultimi 13 anni della sua vita si è dedicato all’assistenza delle popolazioni africane, fondando due ospedali missionari, uno in Kenya, a Tharaka, e uno in Tanzania.
Il libro è un racconto-diario delle sue esperienze di medico in Eritrea, Kenya e Tanzania, scritto quando la sua salute stava già declinando a causa di una grave malattia, tra il 2009 e il 2011. Testa e Giaccaglia erano legati da un ultratrentennale rapporto, fatto di amicizia e condivisione, nato ai tempi della spedizione umanitaria in Eritrea a sostegno della popolazione, durante la guerra contro l’Etiopia: era il 1979 e nel mondo dominava la Guerra fredda, il giornalista inviato dall’Unità descriveva gli eventi nei suoi reportage giornalistici, mentre il medico ne affrontava le emergenze sanitarie.
“Era un’avventura straordinaria: in breve tempo riuscimmo a operare in territorio di guerra. Mai nessuna équipe italiana, dopo la Seconda guerra mondiale, era andata in una zona bellica per portare soccorso medico chirurgico.”
Testa andò una seconda volta in Africa con l’amico medico, quando quest’ultimo decise di costruire un ospedale a Tharaka, con loro portarono un mattone della Cattedrale di Ferrara, dono della Curia, e che sarebbe stata la prima pietra dell’ospedale.
Poi, “era l’inverno del 2009”, ricorda Gian Pietro Testa con grande commozione, “dovevamo andare a sciare a St. Moritz, lui mi chiama e mi dice: “Questa volta non posso venire amico mio, ho un tumore al pancreas.” E da quel momento si dedicò a scrivere, con le forze che gli rimanevano, le sue storie africane.”
Nel racconto il medico ripercorre i momenti difficili e tragici ma anche le soddisfazioni, ricorda i nomi, i volti e le ferite dei suoi pazienti, le figure che gli indicarono la strada del suo percorso umano e cristiano, e tutti i colleghi che condivisero la realizzazione del suo sogno: portare soccorso alle popolazioni “più povere e più diseredate della terra” e costruire ospedali in zone dimenticate dal mondo. Racconta anche di tutti coloro che, associazioni, amici, enti, istituzioni, aiutarono l’iniziativa giaccagliana. Tante le foto a documentare il lavoro di quegli anni. Esperienze straordinarie di un uomo di grandi capacità professionali e di immensa generosità, che nel suo “fare” per chi ha più bisogno ha dato senso a tutto il proprio esistere.
Giorgio Giaccaglia, “Storie africane di un chirurgo atipico. Mpira… Wapi?”, Ed. Pendragon, Bologna, 2014, pp. 155
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Sara Cambioli
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