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Renzi procede brandendo l’arma del ricatto: “O si fa come dico io, o è la catastrofe!” Ogni giorno attacca tutto ciò che è corpo intermedio (Parlamento, partiti, sindacati, intellettuali…) parlando direttamente al ‘popolo’ e in nome del popolo. La linea è tecnicamente, politicamente e culturalmente populistico-plebiscitaria. Ed è una linea forte. Perché? Perché sfrutta il fallimento delle classi dirigenti degli ultimi decenni (comprese quelle dei movimenti e del Pd da cui proviene il medesimo Renzi e tanti che oggi lo seguono…) e della sinistra politica e sindacale. Chi ha idee diverse viene marchiato con il titolo di disfattista, o ‘parrucone’, o ‘professorone’ parolaio.

Con gli attacchi agli uomini e donne di cultura Renzi continua una miserabile tradizione di sprezzante giudizio del potere politico verso la cultura: dal ‘culturame’ di Scelba, all’anatema di Craxi ‘contro gli intellettuali dei miei stivali’, ai ‘sapientoni’ di Bossi quando ruppe con Gianfranco Miglio…Renzi non entra nel merito di obiezioni o proposte (sia nel campo elettorale-istituzionale, che in quello del lavoro…), ma a tutti risponde che è da trent’anni che si discute e ora bisogna decidere. E’ vero. Ma sarebbe onesto aggiungere che lui non dice niente di nuovo, ma sta solo scegliendo una linea che è stata nettamente sostenuta dalla destra berlusconiana per ciò che riguarda un’ispirazione generale: svuotamento della Costituzione e abolizione dei diritti. La tragedia è che questa linea sta passando nel mare magnum dello scetticismo e dell’impotenza di una parte di cittadini e di lavoratori. Il cittadino crede sempre meno che la Costituzione si possa applicare nelle sue parti migliori e correggere in quelle superate. Il lavoratore si è ormai persuaso che i diritti sono un lusso che non possiamo permetterci. Alla fine di questo percorso non si capisce che cosa resterà in piedi della democrazia costituzionale rappresentativa, e che cosa ci stanno a fare i sindacati…

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Fiorenzo Baratelli

È direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara. Passioni: filosofia, letteratura, storia e… la ‘bella politica’!


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