da MOSCA – Gli analisti parlano di crisi, il rublo crolla, oggi l’euro viene cambiato a 75. Il Brent è a 62 dollari. Brutte notizie per economie come quella russa. Annus horribilis, il 2015, per questo grande e sterminato Paese che si trova in un isolamento quasi forzato? Il grande orso ha freddo? Teme qualcosa e qualcuno? Non pare proprio. Anche se molte persone si preoccupano per il futuro, la crisi per il momento non si vede. Mosca scintilla, sfavilla. Come sempre, ora più che mai. Le luci invadono la città, già da qualche mese, gli alberi sono avvolti, abbracciati, da fili lampeggianti blu, rossi, bianchi, argentati e dorati.
I bambini corrono felici nelle piazze e nei parchi innevati, pattinano sulle grandi piste ghiacciate come quelle della Piazza Rossa. Le palline di Natale riflettono tanti visi sorridenti. Profumo di zucchero a velo, caramelle e dolcetti di ogni tipo. E poi tanti colori, colori che si confondono con il bianco della neve che è recentemente caduta sulla città, avvolgendola in un candido e tenero mantello. Immagini d’altri tempi. Una fiaba.
Ai grandi magazzini Gum (Glavnyi universalnyi magazin) si respira aria di festa. Chiacchiericci, giocattoli, luci, profumi, stelle di Natale, regali, fiocchi. Così diversi dalle origini, dalla loro epoca sovietica, ma ora come allora al centro della vita della città.
Qui si sorride oggi, ci si racconta cosa si farà a Natale e a Capodanno, si sorseggia un thè o si mangia un gelato (eh sì, perché anche se fa freddo, questa tradizione è molto forte). Si compra, si sceglie, si vedono costumi d’altri tempi, collane colorate, luci che sembrano caleidoscopi, si passeggia mano nella mano, scappa anche un bacio. Tanti gli abbracci, cappellini che volano, sciarpe che volteggiano, specchi che riflettono. Si passa un fine settimana spensierato, in attesa di un po’ di meritato riposo. Mentre fuori nevica, candidamente, teneramente, lentamente. Non si vuole pensare alla crisi, per quella c’è sempre tempo. Oggi è tempo di leggerezza.
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Simonetta Sandri
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