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E’ finita come era ampiamente prevedibile. Con la cacciata del sindaco Marco Fabbri dal Movimento 5 stelle e una conseguente spaccatura verticale, che fotografa il gruppo pentastellato di Comacchio schierato compatto con il suo primo cittadino, mentre i ferraresi appoggiati dal nazionale ne stigmatizzano il comportamento. Ma se torniamo sulla vicenda della Provincia di Ferrara già altre volte trattata non è per entrare nel merito o per nostra fissazione sul tema. Il punto è che questa vicenda è specchio paradigmatico di un’arte di governo che mette a repentaglio la corretta dialettica politica, la quale non può prescindere da un confronto aperto fra tesi contrapposte. Rappresenta quindi un rischio reale che va denunciato.

Le larghe intese, addirittura extralarge nell’anomalo caso della nostra Provincia, non sono un ampliamento della democrazia, come qualcuno ci vuol far credere. Al contrario sono un suo restringimento. Governare tutti insieme significa presupporre che le cose che si possono fare siano semplicemente quelle dettate dal buon senso. Una premessa che non ammette alternative razionali. Se passa questo concetto si cancella ogni margine di dissenso e si confina il pensiero antagonista nelle praterie frequentate da sparuti epigoni di idealità radicali: illusi, sognatori, resistenti che hanno perso il contatto con la realtà dei fatti, le cui fantasie non hanno alcuna concretezza.
Il mondo, secondo gli alfieri del pragmatismo, va governato dai ragionieri, con i piedi ben piantati sulla terra e lo sguardo incollato all’orizzonte dei fogli contabili. Questo è il pericolo dal quale dobbiamo difenderci.

Il messaggio che si tenta di contrabbandare è che le decisioni assunte non siano frutto di scelte, ma si configurino semplicemente come atti che rispondono razionalmente a bisogni diffusi, soluzioni inevitabili che scaturiscono come logica conseguenze a necessità comprovate, secondo una presunta forma di automatismo della ragione a una sola via di transito.

Invece c’è sempre un’altra possibilità, un diverso orizzonte, un percorso differente. Come ci insegna il salmone.

Il pensiero alternativo, oggi più che in passato, è bollato di astrattezza e inconsistenza. Ma se a tenere in piedi il mondo contribuiscono i ragionieri, a cambiarlo, da sempre, sono i visionari. Teniamolo a mente. Con la consapevolezza che questa è epoca di tramonto, che impone grandi, radicali cambiamenti per poter essere preludio a una nuova alba.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada


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