Il PICCOLO IMPERATORE PENTITO
(e della differenza tra bancari e banchieri)
Tempo di lettura: 2 minuti
di Alice Ferraresi
Durante il lock-down i bancari non hanno mai smesso di lavorare, come i sanitari. Solo che i sanitari sono eroi (iperbole pelosa, peraltro), mentre i bancari notoriamente sono ladri e, da un mese, anche affamatori del popolo.
Gli strali più velenosi contro i bancari li lancia, dal suo blog ospitato da un quotidiano (Il Fatto Quotidiano, ndr.) che talvolta frana verso la demagogia, tale Vincenzo Imperatore, “consulente di direzione (quale direzione, non è dato sapere, nda,), giornalista e saggista”. L’unica certezza sui suoi titoli ed abilitazioni in realtà riguarda il suo passato in banca: è stato per molti anni manager di un grande gruppo bancario. Imperatore, a proposito delle lungaggini e dei problemi relativi al ‘decreto liquidità’, scrive che i bancari “godono dei loro deliri di onnipotenza”, si dilettano in “risposte evasive e rimpalli di responsabilità”, godono della loro “arroganza relazionale” ed hanno in corpo un “virus culturale” per cui riescono a “sentire appagati i propri sensi di fronte ad un cliente insoddisfatto”. Le citazioni sono testuali. Non c’è una sola parola sui banchieri. [leggere qui il blog del Fatto]
Usando le debite proporzioni, sarebbe come accusare gli operai dell’Eternit dei tumori che colpiscono la popolazione di Casale Monferrato. Per fortuna c’è stato un giudice che nel caso specifico, invece, ha ritenuto di condannare l’imprenditore.
Va comunque detto che Imperatore è coerente: lui ce l ‘ha sempre avuta a morte con i bancari. Ce l’aveva con loro – parole tratte dalle sue interviste, reperibili sul web – quando li convocava alle sette del mattino in ufficio e diceva loro di fare profitto, “fregandosene della clientela”. La spietata disinvoltura che pretendeva dai suoi sottoposti è quella che gli ha permesso – sempre parole sue – “i benefit, gli incentivi, i viaggi gratis, le giornate nelle migliori Spa, i collier Damiani per le mogli”. Adesso fa il pentito e scrive libercoli che, tra l’altro, hanno la grave colpa di scimmiottare frasi di Pasolini (“Io so e ho le prove” si intitola uno dei suoi pamphlet).
Con dei Vincenzo Imperatore, i bancari ci devono fare i conti tutti i giorni. Sono gli Imperatore delle varie banche che rendono ansiogeno, oppressivo, angosciante il lavoro dei bancari che vogliono lavorare perbene, avendo il cliente come fine e non come mezzo per fare avere collier alle mogli del capo. Quelli come lui non sono la soluzione, sono parte del problema. E’ beffardo che i lavoratori bancari si debbano far dare lezioni di moralità da uno che prima vessava collaboratori e clienti per il suo lucro, e adesso fa il manager pentito per il suo lucro, manco fosse Edward Snowden o Julian Assange. Non risulta abbia restituito ai suoi clienti i collier, i premi da 30.000 euro, le giornate nelle Spa. Contribuire alla degenerazione di un sistema e raccontarlo a pagamento non gli consente di rifarsi una verginità a spese dei lavoratori.
In copertina: elaborazione grafica di Carlo Tassi
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