Un caro amico, trasferito in Trentino, mi invia sullo smartphone un articolo di un giornale in zona Dolomiti. Con la foto crudele che vedete in copertina.
In breve. Ad Andalo hanno tagliato un abete completamente sano. Alto 28 metri e vecchio di 113 anni (si capisce contando gli anelli, ma io bambino non ci sono mai riuscito) per donarlo al Santo Padre per il Santo Natale.
La Provincia Autonoma di Trento (Pat) dichiara – senza nessuna ironia – che quell’alberone sarà il testimone dell’impegno “per valorizzare e preservare le nostre fondamentali risorse naturali”. E felici e orgogliosi sembrano anche Il Sindaco di Andalo e i valligiani. Compresi i bambini. Perché sono stati proprio tre bambini di Andalo – dopo che un carico eccezionale ha trasportato l’albero ghigliottinato fino a piazza San Pietro – a consegnare ufficialmente il prezioso dono a un cardinale di turno. Con la classica letterina di Natale: “Caro Papa Francesco, questo albero arriva dal nostro paese…”. Poveri bambini, cosa gli tocca fare.
Qui in redazione, quasi ogni giorno arrivano lettere, proteste, appelli contro l’abbattimento di alberi. Per ampliare uno stadio, per ‘pulire’ un argine, per far posto ad altro cemento… Mi pare il chiaro segno che la gente non ne vuol saper di uccidere gli alberi. La gente – i cittadini senza potere e un po’ di giudizio – è molto più avanti dei sindaci, degli amministratori, dei politici, degli urbanisti e dei piani regolatori.
“Nessuno tocchi Caino”. Giustissimo. Ma, anche, nessuno tagli un albero senza ragione. Lasciate stare i nostri fratelli alberi: in Amazzonia e a casa nostra. E sarà un Natale migliore.
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Francesco Monini
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