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Simonetta Fedrizzi è la presidente della Commissione Pari Opportunità della provincia autonoma di Trento e Project Manager di FT-coop, la federazioni trentina della cooperazione, per quanto riguarda le politiche giovanili e le pari opportunità. Partecipa a diversi tavoli nazionali sul tema e ha al suo attivo progetti, pubblicazioni, convegni e iniziative di vario genere. Una persona gentile, entusiasta della vita e sempre pronta a cimentarsi in nuove iniziative che le sembrano importanti. Alta, magra, capelli neri e sguardo dolce, la incontro a Trento in una pausa di lavoro.

Perché di pari opportunità si parla quasi sempre con donne, tra donne? E molto meno con persone di entrambi i sessi?
E’ una questione che spesso mi viene posta. In realtà a ben pensarci le ragioni hanno radici storiche profonde che ancora condizionano il presente. Consideriamo le lotte per il diritto al voto femminile: non potevano che essere le donne a farsene carico, visto che andavano a scardinare il monopolio maschile della politica. Gli altri principi della parità salariale, parità nell’accesso alle cariche politiche, il principio generale di eguaglianza davanti alla legge sono tutti diritti che sono stati sanciti dalla nostra Costituzione per merito delle Madri Costituenti che con la loro forte unità d’intenti, superando le differenze di appartenenza politica, hanno rivendicato in una sola voce i diritti delle donne. E’ da qui che dobbiamo partire. E il punto è che i principi e valori della parità di genere non sono ancora consolidati nella cultura comune, nonostante siano posti alla base del nostro ordinamento. Tutti gli indicatori statistici ci dicono che la parità è una meta lontana. Ma la vera questione, per tornare alla domanda, è che la parità di genere non viene considerata una questione chiave per lo sviluppo sociale ed economico di tutta la comunità, ma lo è! Fintanto che si continua a pensare che le pari opportunità sono una ‘questione femminile’, avremo sempre pochi uomini a interessarsi al tema.

I dati Istat affermano che negli anni di crisi le donne hanno tenuto di più nel mercato del lavoro e hanno visto incrementare il loro ruolo di breadwinner. Però la condizione reddituale femminile continua ad essere peggiore di quella maschile, anche se la distanza fra uomini e donne, negli ultimi anni, si è accorciata. Cosa davvero determina questo gap secondo lei?
Il cosiddetto gender pay gap (GPG) è il risultato delle discriminazioni e diseguaglianze nel mercato del lavoro che, nel mondo reale, colpiscono principalmente le donne. Il differenziale salariale è connesso a numerosi fattori di natura giuridica, sociale, ed economica che vanno al di là del principio di parità retributiva a parità di lavoro. Il differenziale salariale è come la punta di un iceberg in cui sono incorporate una più ampia gamma di diseguaglianze tra donne e uomini (Advisory Committee on Equal Opportinities for Women and Men). I fattori che determinano principalmente il Gpg si possono riassumere in: sottovalutazione del lavoro femminile, segregazione orizzontale e verticale, struttura dei salari, persistenti stereotipi e modelli tradizionali di genere nei contesti lavorativi e persistenti difficoltà di conciliazione degli impegni professionali e familiari. Conseguentemente per ridurre il Gpg è indispensabile valorizzare il lavoro delle donne attraverso politiche di trasparenza rivedendo ad esempio i sistemi di valutazione del lavoro e superando la segregazione di genere nel mercato del lavoro; attivando misure di conciliazione innovative che coinvolgano anche uomini, promuovendo iniziative culturali per superare gli stereotipi di genere che alimentano ancora una concezione del lavoro cosiddetto ‘maschile’ e ‘femminile’, avere maggiore dialogo sociale e collaborazione tra aziende, sindacati, Pa.

Ripensando alla sua carriera lavorativa, ci puoi raccontare di una iniziativa che ha avuto particolare successo e che ti ha dato particolare soddisfazione?
Fortunatamente sia nel lavoro che nel ruolo di presidente della Commissione provinciale Pari Opportunità ho realizzato numerose iniziative e progetti che mi hanno dato molta soddisfazione e che hanno riscosso un certo successo soprattutto in termini di ricadute concrete. Se proprio deve scegliere, allora segnalo il progetto Pari-Politiche di Armonizzazione Responsabile dei tempi di vita e lavoro nelle Imprese cooperative, un progetto che ho realizzato nella cooperazione. Una ricerca quali/quantitativa riguardo le misure organizzative adottate dalle cooperative per conciliare i tempi di vita e lavoro e una serie di azioni di informazione/sensibilizzazione sul tema e scambio di buone pratiche. In sostanza attraverso questo progetto si è avviato nella cooperazione un percorso molto importante, tutt’ora in essere, di conoscenza e di scambio di buone pratiche cooperative di conciliazione, di benessere e innovazione organizzativa.

Simonetta è anche una donna che ha una vita personale, relazioni, hobby, interessi. Anche nella vita non lavorativa si occupa e promuove il principio di pari opportunità?
Certo che sì, è inevitabile perché diventa un modo di leggere e interpretare la realtà, un modo di comunicare, di comportarsi, di essere, al quale non posso e non voglio rinunciare. Va dalla scelta del giocattolo, al libro che acquisto per un regalo, a quando leggo un giornale, vedo una pubblicità. E da queste esperienze di vita quotidiana spesso traggo anche degli input che sviluppo nell’ambito lavorativo, per realizzare alcune iniziative; c’è una sorta di circolarità tra vita privata e professionale. Se regalo un libro a una bambina cerco un testo che descriva storie di donne forti, che abbiano realizzato qualcosa di importante, storie che non veicolino una visione stereotipante, come spesso accade, e così via. Nella comunicazione presto molta attenzione alle parole che uso e nelle relazioni con le persone colgo spesso aspetti che attengono in qualche maniera al modo di intendere i rapporti tra donna e uomo.

Una frase celebre che ha a che vedere con le pari opportunità e che ti piace particolarmente?
“Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie le vittorie sono state vittorie per tutta la società. La politica che vede le donne in prima linea è politica d’inclusione, di rispetto delle diversità, di pace”: è di Tina Anselmi. Secondo me questa frase interpreta il senso profondo, vero di democrazia paritaria.

Un quadro che è adatto a suscitare riflessioni sulle pari opportunità e che ti piace particolarmente?
Il bacio di Gustave Klimt

Un personaggio del mondo dello spettacolo che secondo te potrebbe essere un buon testimonial per iniziative legate al tema delle pari opportunità e un personaggio che invece non vorresti.
Sceglierei Riccardo Iacona come testimonial; è davvero difficile scegliere il personaggio che non vorrei, la lista sarebbe troppo lunga.

Il personaggio politico con cui vorresti aprire un dialogo sul tema.
La ministra Maria Elena Boschi.

Il miglior libro sul tema che hai letto.
‘La Passione di Artemisia’. E’ la storia di Artemisia Gentileschi, una artista, ma ancora prima, una donna che ha vissuto nel 600 che ha infranto le regole del periodo per affermare la propria libertà. Un romanzo che con la storia di Artemisia insegna molto alle donne, ma non solo.

Se tu dovessi scrivere un libro sulle pari opportunità che titolo avrebbe?
Le pari opportunità: dalla teoria alla pratica.

Che colore sceglieresti per la copertina?
Color turchese, perché oltre ad essere uno dei miei colori preferiti è un mix di armonia e serenità.

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Catina Balotta

Sociologa e valutatrice indipendente. Si occupa di politiche di welfare con una particolare attenzione al tema delle Pari Opportunità. Ha lavorato per alcuni dei più importanti enti pubblici italiani.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it