Il Pd regionale prima della coscienza ascolta i giudici
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Dalla direzione regionale del Pd di ieri scaturisce una bella ipocrisia. Da una parte si brandisce il codice etico interno per dire che “è a quello che bisogna fare riferimento”. Dall’altra però si decide mollemente di attendere i riscontri dell’inchiesta giudiziaria. I conti non tornano. O vale il principio etico in base al quale non tutto ciò che è legittimo è anche moralmente accettabile, oppure ci si rimette supinamente al diritto, con la possibilità (come lucidamente sottolinea Michele Smargiassi su Repubblica Bologna) di obiettare che se poi va bene al giudice deve andare bene a chiunque. Ma il “codice etico”, al quale fariseicamente si fa riferimento, prescrive “rigore e sobrietà” dei quali si risponde in coscienza. E gli indiziati, in coscienza, sanno bene ciò che hanno fatto e moralmente sarebbero chiamati ad assumerne la responsabilità. Senza attendere i giudizi del tribunale.
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Sergio Gessi
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