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Il partigiano Gigi ci ha lasciato

Articolo pubblicato il 8 Novembre 2020, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


di Luisa Mondo – (da: pressenza.com)

Era nato l’8 settembre, Gino. L’8 settembre 1925 per poi rinascere come Gigi in un altro 8 settembre, quello del 1943, a 18 anni, l’età in cui adesso si diventa maggiorenni.

Al momento della nascita del Comitato di Liberazione Nazionale è partito da Busca ed è salito a combattere in Val Varaita nelle Brigate garibaldine; l’ha percorsa in lungo e in lago, conoscendo la fame, il freddo, la fatica e poi la gioia di una pace finalmente conquistata. Ha vissuto un lungo, felice e intenso matrimonio con la nostra amata Sina, ha figli e nipoti, una tipografia, una vita nel Borgo San Paolo.

In lui non si è mai spenta la voglia di ricordare, sempre, ancora, anno dopo anno, quello che fu: un testimone silenzioso, col sorriso un po’ obliquo, gli occhi sornioni, le mani sempre pronte a dare una carezza o a stringere altre mani con la forza di chi è schietto, sincero, diretto.

La sezione A.N.P.I. Dante di Nanni di Torino aveva in Gino un faro, assieme a tanti altri che in questi anni l’hanno preceduto in un altrove da dove speriamo ci sorreggano, con gli altri che qui restano instancabili.

Lui e Sina c’erano sempre: alla fiaccolata per il 25 aprile anche se pioveva, anche se faceva freddo, anche se avrebbero potuto farsi mandare due foto restando a casa, erano sempre al corteo del primo maggio e tra quelle due date, immancabili alla commemorazione di Dante di Nanni nel cuore pulsante del Borgo.

E c’erano ogni volta che qualcuno li chiamava: alla commemorazione del Martinetto, alle scuole, agli eventi fatti per ricordare a tutti quella che è stata la resistenza. A sostenerci nell’organizzazione della Pastasciutta antifascista del 25 luglio.

E’ partito ieri sera, Gino. Resta nel nostro cuore un grandissimo vuoto, ma anche la granitica certezza che il suo posto non possa essere lasciato vacante e che tocchi a noi, ai nostri amici, ai nostri figli portare avanti quanto intrapreso da loro su per quei sentieri di montagna.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani