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da: Claudio Riccadonna

Che dire della consuetudine “rinvigoritasi”, nel corso dei secoli, tra i pontefici romani di fregiarsi dei più reboanti ed altisonanti titoli onorifici, di spogliare se stessi di quella dimensione tipicamente evangelica, appartenente alle primitive comunità cristiane, per esaltare invece l’immagine della propria regalità?
Ecco allora, peraltro a fronte di una Chiesa, nei secoli, ostentatamente poco francescana, ricca e avida (ben lungi dalla condivisione dei valori di povertà evangelica), la diffusione degli appellativi di “Sommo Pontefice della Chiesa Universale”, di “Sommo Padre”, di ” Sua Santità” , di “Successore del principe degli apostoli”, di Arcivescovo e “metropolita della Provincia Romana” e via dicendo; non dimentichiamo l’uso consolidatosi nei secoli, di memoria persiana od ellenistica, di prosternarsi e di baciare, con l’atto della proskynesis, la mano del papa, in segno, oltremodo, dell’indiscusso riconoscimento del suo rango superiore o divino, o dell’abitudine di elevare il presunto vicario del Cristo sulla trionfante sedia gestatoria.
Pertanto, oggi, ci stupiamo, di fronte al tentativo del nuovo capo della Chiesa, che richiama per certi versi la figura carismatica di papa Luciani, di “cancellare”, forse, una ritualità e una magnificenza, di sicuro, non di origine petrina (Bergoglio, di recente, telefonando ad uno studente di Padova, avrebbe detto: “Credi che gli apostoli dessero del lei a Gesù? O lo chiamassero “sua eccellenza”?).
Ci meravigliamo, allora, di fronte ad un impegno serrato a “riqualificare” in termini di morigeratezza, di misura e di modestia le strutture verticistiche della Chiesa cattolica, di “gridare” alla mondanità della Chiesa.
Invece, dovrebbe risultare, inequivocabilmente, una normalità. Infatti se esaminiamo un passaggio del libro di Atti, al capitolo 10 e ai versetti 25 e 26 , relativo alle parole rivolte dall’apostolo Pietro al centurione romano Cornelio, il primo tra i gentili convertitosi al cristianesimo, leggiamo: “ Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: ‘Alzati: anch’io sono un uomo!’ ”.
Non stride, forse, all’insegna della discontinuità, con la posizione dei “suoi successori” spesso vissuti in condizioni fastose e preminenziali, l’umile semplicità di Pietro?

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