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Quando si parla di sindrome di Nimby si fa riferimento a una forma patologica di egoismo. Nimby è acronimo inglese e sta per: ‘not in my back yard’, ossia ‘non nel retro del mio giardino’. Come dire: garantitemi le comodità della società moderna, ma gli effetti collaterali scaricateli su qualcun altro. Quindi sì ai telefonini, no alle antenne; sì al consumo indiscriminato, no alle discariche e agli inceneritori; sì allo snellimento del traffico, no alla tangenziale. Ma attenzione: i ‘no’ non sono assoluti, bensì condizionati: no in questa zona, non sotto le mie finestre. Fate ciò che serve: ma da un’altra parte, dove io non veda, non senta, non patisca. Io intanto mi godo il cellulare, per pigrizia non faccio la raccolta differenziata e in centro giro con il Suv…
Quando poi si parla, spesso con ammirazione, dei comitati civici non ci si rende conto che sono quasi sempre espressione consorziata degli egoismi individuali: non combattono battaglie di principio e non si impegnano spassionatamente per l’affermazione di giuste cause tenendo conto del bene comune, ma tutelano in genere meramente i propri specifici interessi di gruppo ristretto, senza riguardo alla collettività.
Qualcuno si arrabbierà per questa affermazione, ma se ci pensiamo bene dovremo riconoscere che nella maggioranza dei casi funziona così: i singoli infastiditi dall’antenna, dalla discarica, dal traffico della tangenziale si uniscono ad altri singoli con gli stessi problemi e si coalizzano sulla base dell’assunto che l’unione fa la forza. Salvo rare eccezioni, non combattono per il superamento strutturale del problema in un ‘ottica’ comunitaria, semplicemente chiedono che il disagio sia spostato un po’ più in là, dove a loro non reca disturbo. E se anche prefigurano vantaggi o migliorie, non è nella prospettiva generale: è per loro beneficio. Si può dire quindi che siano l’espressione plurale del Nimby, che si trasforma in Nioby: not in our back yard…

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada


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