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Vengono da una di quelle famiglie in cui i legami sono talmente forti da fare tutte le sere un giro di telefonate fra i fratelli sparsi per la regione: erano in sette, quattro maschi e tre femmine, nati fra il 1938 e il 1951. A raccontare cosa si faceva e quale aria si respirava per Natale in una famiglia così numerosa e così legata Lucia, Teresa e Maurizio.
“Che bella idea raccontare i Natali di una volta!”, incomincia Teresa entusiasta. Lucia è più perplessa: “Io non so se mi ricordo bene, è passato tanto di quel tempo”. In realtà non è affatto così, tanto che presto le due sorelle si mettono a dibattere sui particolari più minuziosi di ciò che raccontano. Per esempio, su dove fosse in chiesa il piccolo palco sul quale salivano i bambini per la recita del pomeriggio di Natale e se i bambini fossero solo quelli che frequentavano il catechismo o se ci fossero tutti quelli che frequentavano la scuola materna o anche altri del paese.
Tutti gli anni, infatti, finita la funzione pomeridiana del 25 dicembre, iniziava un altro tipo di rito: “i bambini salivano su un piccolo palchetto a fianco all’altare”, se a destra o a sinistra probabilmente è materia di discussione fra Teresa e Lucia anche ora, mentre leggono questo articolo, “e uno alla volta recitavano una poesia imparata a memoria appositamente per quell’occasione”. La parte destra della chiesa, dove allora sedevano le donne, era in trepidazione: “le mamme erano preoccupatissime che il loro bimbo non si ricordasse bene la propria poesia e quando poi, intimorito, non voleva salire le scale, allora erano proprio disperate”. “C’era una vera e propria competizione fra le varie famiglie, una sorta di gara a chi fosse il bimbo più bravo, ed era evidente l’orgoglio dei genitori quando i bimbi recitavano bene la loro poesia”. “Si applaudiva tantissimo e da quanto erano forti e calorosi gli applausi si capiva quanto erano stati bravi i bambini nel declamare. Non crediate che gli applausi fossero gratuiti: non è come ora, che se un bimbo sbaglia è simpatico, allora bisognava essere bravi e impeccabili per ricevere i complimenti!”
Di una cosa Lucia si ricorda perfettamente: i fiorellini di carta colorata che nel periodo della Novena di Natale (dal 16 al 24 dicembre) le bambine appuntavano sulla culla vuota che la notte del 24 avrebbe accolto la statua di Gesù Bambino. “Li preparavano le suorine e ogni mattina, quando si entrava in chiesa per la recita della Novena, ogni bimba ne metteva uno sulla culla: la sera della Vigilia era tutta colorata e piena di fiori, pronta per accogliere il bambinello”. “Mi ricordo che una mattina mi sono addormentata a letto e quando la mamma mi ha chiamato mi sono subito sbrigata a prepararmi perché non volevo assolutamente che il mio fiore mancasse, nemmeno per un giorno”.

3. Continua

Le puntate precedenti
Nei racconti dei nonni il significato autentico del Natale
Il Natale fra le due guerre: “Mandarini, caramelle e le zigale ci bastavano per fare festa”

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Federica Pezzoli

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