Il narratore-pizzaiolo finalista al Premio Strega: “Racconto la vita di paese”
Jeans, felpa con cappuccio, un piercing al sopracciglio sinistro e se gli chiedeste qual è il suo vero mestiere risponderebbe senza pensarci un attimo: “Il pizzaiolo”. E’ lo scrittore Cristiano Cavina, made in Casola Valsenio, classe 1974, incontrato alla presentazione del suo ultimo lavoro: Inutile Tentare Imprigionare Sogni (acronimo di I.T.I.S), uscito recentemente per Marcos Y Marcos. “Non mi piace dire d’essere uno scrittore, un po’ m’imbarazza. In paese sono semplicemente Cristiano, il pizzaiolo” – racconta con assoluta limpidezza e senz’ombra di falsa modestia Cavina, sette libri nel proprio carnet, finalista Premio Strega 2009 con I frutti dimenticati, Premio Castiglioncello e città di Vigevano 2007, e Premi Tondelli e Fenice Europa 2006. Si definisce un narratore, piuttosto: “Le mie storie sono legate al racconto orale: quanto ero bambino i miei nonni litigavano in continuazione ed erano i fatti del passato ad essere rivangati; lo stesso vale per i racconti epici che potevo ascoltare al bar di paese, tra una partita a carte e l’altra. Quelle per me sono Le storie. Per questo mi sento un narratore: metto la mia vita a disposizione dei miei libri”.
Cresciuto insieme alla madre e ai nonni in una colorita vita di paese, Cristiano Cavina proprio non amava andare a scuola ed è di questa spinosa vicenda che racconta nel suo Inutile Tentare Imprigionare Sogni, affidando al giovane Baldo Creonti, il protagonista, una sentitissima verità: “Per certe cose bisogna nascerci. Io non c’ero nato”. Ironico e profondo al tempo stesso, il libro consente al lettore di fare un salto tra i banchi di scuola, quelli dell’I.T.I.S Alberghetti di Imola, e di calarsi nei panni (e nei piccoli e grandi drammi) di un sedicenne che quella scuola proprio non la voleva frequentare. La figura centrale di una madre premurosa ed attenta, i fedeli ritratti dei compagni di scuola, di un primo non corrisposto amore e le caricature di bidelli e professori, a rendere queste pagine tenere e credibili. “Ho sempre saputo che un giorno avrei raccontato di quegli anni e del mio rapporto con la scuola. Volevo celebrare quel periodo della mia vita, dire ai miei ex compagni quanto è stato bello viverlo con loro” – aggiunge spontaneamente Cristiano Cavina. Una spontaneità che mette anche quando racconta dei curiosi episodi in cui, ad esempio, a causa dei suoi jeans e di una storica felpa dei Pearl Jam, una Serena Dandini impegnata ad intervistare i dieci finalisti del Premio Strega 2009 lo scambia per un fonico audio; o della reazione che professori e presidi hanno quando lo scrittore fa visita agli studenti nelle scuole: “Non è il genere di intellettuale che ci aspettavamo” – il commento che arriva puntualmente. E proprio perché impastato della stessa semplicità, è impossibile per il lettore non immaginare in Baldo Creonti, aspirante genio del crimine specializzato in Piani B, un alter ego di Cristiano Cavina che conclude confessando: “I fuori tema e i piani B mi hanno salvato la vita. Uscendo dal seminato, con i miei 9 in italiano fatti di temi creativamente reinterpretati, ho scoperto che da grande volevo scrivere”.

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Valentina Preti
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)