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Da: Addetta stampa IIS Montalcini

Gli studenti del Montalcini visitano il Centro antiviolenza donne di Ravenna e ascoltano toccanti testimonianze

Una significativa visita in data odierna presso il Centro Antiviolenza Donne di Ravenna da parte delle classi terza e quarta indirizzo servizisociosanitari dell’Ipsia di Argenta presso il quale le alunne hanno svolto alcune attività sul tema della violenza con l’operatrice del Centro Nadia Somma.

Questa iniziativa si inserisce all’interno del Progetto PON (Programma Operativo Nazionale) finanziato da Miur ed Europa sulle competenze globali di cittadinanza

ed in particolare del modulo ‘contro ogni violenza’.

La scrittrice e giornalista Somma ha raccontato alle alunne di come la comunicazione può contrastare la violenza maschile contro le donne e di come sia importante Lavorare quotidianamente sul problema del maltrattamento familiare accogliendo le donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza, alle Case rifugio ad indirizzo segreto e alle Case famiglia tutelando i diritti delle donne ed aiutandole ad uscire dalla violenza attraverso un percorso ostico, complicato per i suoi risvolti fisici, psichici e morali.

Molte donne, ha raccontato Somma, sono addirittura costrette a lasciare il proprio lavoro per paura di appostamenti e ‘controlli’ da parte del marito violento, alcune di loro perdono la capacità genitoriale perché traumatizzate, depresse, non in grado in un determinato momento di prendersi cura dei propri figli.

Le case rifugio ad indirizzo segreto dell’Emilia Romagna accolgono oggi il 70% di donne straniere e il 30% di donne italiane, perchè molte straniere non hanno l’aiuto di parenti in Italia e quindi hanno meno risorse.

La Differenza tra maltrattamento fisico e conflitto non è sempre giuridicamente evidente: anche le Ingiurie le denigrazioni continue sono segni evidenti di violenza.

Le studentesse rimaste profondamente ‘toccate’ da racconti e testimonianze di vittime di violenza hanno fatto numerose domande e si sono creati diversi spunti di discussione con un’unica conclusione al fine di interrompere la trasmissione generazionale della violenza: dare peso alle parole, ai racconti delle donne non dimenticando mai che una relazione d’amore si basa sul rispetto e sulla felicità e non sulla mortificazione e sull’isolamento.

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