di Alessandro Porcari
La caffettiera rivestita di pelliccia. Una provocazione degna di una sfilata di alta moda. Si presenta così il sito internet dell’Associazione italiana pellicce. Oltre 150 mila animali allevati e abbattuti per produrre il simbolo per eccellenza del lusso femminile. Che allarga i confini e si adatta alla creatività tipica del Made in Italy. Così la pelliccia può rivestire una radio, una lampada da tavolo e persino una Vespa.
Contro questo mercato, in Parlamento ci sono tre proposte di legge, promosse da tre donne. Due alla Camera (Michela Brambilla e Chiara Gagnarli) e una al Senato (Silvana Amati). A queste, potrebbe presto aggiungersi l’azione delle Regioni italiane. Umbria, Sicilia e soprattutto l’Emilia-Romagna, che con cinque allevamenti mantiene una posizione di rilievo nella produzione nazionale di pelli di visone. Così l’Emilia-Romagna potrebbe essere la prima Regione italiana a proibire gli allevamenti da pelliccia sul proprio territorio. Una legge però che difficilmente potrà diventare operativa, perché creerebbe problemi costituzionali di uniformità legislativa nazionale. Lo ammette persino la Lav, Lega antivivisezione, la principale protagonista della lotta animalista. L’obiettivo reale è fare pressione sul Parlamento perché possa approvare nei prossimi mesi la messa a bando degli allevamenti su tutto il territorio italiano.
Una soluzione che non piace a Giovanni Boccù, rappresentante dell’associazione italiana allevatori di visone (Aiav). Il visone resta di fatto l’unica specie di animale da pelliccia ancora allevata in Italia. Poche decine di allevamenti, contro i 170 del 1980; un settore che sembrerebbe in via di estinzione. Il numero degli animali abbattuti in Italia, tuttavia, fa ancora impressione: oltre 150 mila, appunto.
Presidente, cosa sta accadendo agli allevamenti di visone in Italia?
Tutta colpa di una legge del 2001, che avrebbe dovuto recepire correttamente la direttiva europea in materia di protezione degli animali negli allevamenti. Invece ci obbligavano ad allevare i visoni a terra e a costruire piscine per loro. Non ci sono prove che dimostrino che l’allevamento a terra garantisca un maggiore benessere degli animali, anzi, i visoni si ammalano facilmente, con danni alla produzione. Nel mio allevamento avrei dovuto spendere cinque milioni di euro, senza aumentare i ricavi futuri. Ma abbiamo fatto cambiare l’articolo e ora gli impianti stanno nuovamente aumentando, nonostante la burocrazia fatta di decine di carte prima di ottenere un permesso. A Cella di Noceto, in Emilia Romagna, il Comune aveva legiferato per impedire l’allevamento di visoni. Il governo lo ha obbligato a rettificare. Io sto cercando di ampliare i miei impianti, ma ancora senza risultati. In queste condizioni molti allevatori rinunciano.
Dove stanno aprendo i nuovi impianti?
Non glielo posso dire. Contro di noi si stanno verificando atti di terrorismo. Gli ambientalisti distruggono gli impianti ancora prima che inizi il ciclo produttivo, ostacolano l’approvazione dei permessi dei Comuni facendo pressione sui sindaci, con migliaia di email ogni giorno. In alcuni impianti hanno avvelenato i cani, hanno buttato acido sulle macchine. Abbiamo già diverse denunce ai Carabinieri. Si firmano con la sigla Alf, Animal liberation front.
Vi accusano di torturare gli animali…
Se così fosse, dovremmo andare in galera e con noi l’Asl che verifica la conformità dei nostri impianti alle norme di legge. Noi invece rispettiamo le leggi. Contro di noi ci sono solo falsità. Ho invitato il presidente della Lav a visitare il mio impianto ma non ha mai accettato. Noi facciamo gli open day, chiunque può venire a visitare gli impianti. Il benessere degli animali è al top.
Le sembra etico uccidere un animale per produrre pelliccia?
L’etica è una opinione. Se tengo un animale in casa, invece che lasciarlo libero, forse non è etico. Se uno dice che costruire una Ferrari non è giusto perché costa troppo e perché ci sono persone che non arrivano a fine mese, oppure che mangiare la carne di animali è scorretto perché possiamo mangiare la verdura, che facciamo? Magari blocchiamo tutto solo perché lo vuole la maggioranza. Dunque se è possibile allevare animali da pelliccia, il problema è il trattamento degli animali e su questo noi non abbiamo nulla da nascondere, anzi, se hanno qualcosa da proporci, noi siamo pronti a discuterne per migliorare la salute degli animali.
Noi accetteremmo anche di essere messi al bando, ma non sulla base di falsità. In Europa la Lav ha raccolto le firme per mettere al bando gli allevamenti. Ma hanno dovuto ritirarle perché abbiamo dimostrato che dicevano falsità e l’Europa ha rigettato la richiesta.
Se la questione è etica, si faccia la legge. Noi ci adegueremo, ma finché non c’è la legge, non possono dire che noi siamo illegali e scorretti facendo danno alle nostre strutture, con atti di vandalismo
Ci sono sondaggi che dimostrano che l’opinione pubblica è contraria alle pellicce…
La gente non è contraria, è indifferente e spesso non sa di cosa parla. Non ha mai visitato gli allevamenti. Le garantisco che chi è entrato da noi, esce convinto che gli allevamenti di animali da pelliccia siano identici a tanti altri allevamenti. Agli italiani interessa portare lo stipendio a fine mese, non mandare a casa altre famiglie. Chiudere i nostri impianti significherebbe un doppio costo. A noi dovrebbero darci un indennizzo per la perdita dello stipendio e degli impianti. Inoltre il mercato dovrebbe acquistare le pelli dall’estero, dove non ci sono le stesse norme di tutela della salute degli animali. Un doppio danno per il paese.
In Europa però molti paesi hanno già abolito gli allevamenti da pelliccia…
Sono paesi che non hanno allevamenti, così è troppo facile. In Inghilterra, una generazione di allevatori anziani ha preferito chiudere piuttosto che rinnovare gli impianti. Hanno incassato i soldi per la chiusura degli impianti, hanno preso altri fondi dall’Unione Europea e hanno investito nuovamente in Grecia. L’Olanda ha messo al bando gli allevamenti per questioni etiche, non per maltrattamento degli animali. Il governo olandese ha dato 23 milioni di euro agli allevatori, ma i danni al settore supera il miliardo e mezzo di euro e ora stanno ricalcolando gli indennizzi. Se i governi pagano, gli allevatori chiuderanno.
In Parlamento ci sono tre proposte di legge per l’abolizione in Italia, si sente minacciato?
In un paese civile la maggioranza decide, ma fin quando ci sono leggi che stabiliscono che la nostra attività è legittima, noi abbiamo il diritto a produrre senza ostacoli. Quando le proposte di legge saranno discusse in aula ne riparleremo. D’altronde, dall’estero vogliono comprare il nostro know-how e qui c’è chi prova a chiuderci e mandarci via
Ma in Italia siete poche decine, potrebbe essere facile chiudevi…
Se una famiglia guadagna poco che fanno la mettono sul lastrico solo perché agli altri non interessa il suo lavoro? Se un Parlamento vuole può chiudere anche un settore ricchissimo e fiorente.
C’è chi scuoia gli animali vivi, ha mai visto le immagini?
Sono cose che mi fanno venire i brividi. In Europa queste cose non possono avvenire, perché ci sono le leggi più ferree per il benessere degli animali. Abbiamo studiato con il supporto di università i migliori sistemi per garantire il benessere degli animali e tra poco arriverà anche una certificazione esterna che si aggiungerà ai controlli delle Asl. Se sbaglio qualcosa mi fanno il verbale. E’ nostro interesse certificarci, perché più alta è la qualità più il nostro prodotto è garantito sul mercato. Siamo i primi interessati al benessere degli animali, gli ambientalisti non vogliono capirlo. Il pelo viene bello se un animale sta bene, non se viene maltrattato.
Al Parlamento europeo, abbiamo fatto un’esposizione per presentare il nostro lavoro, anche agli animalisti. C’erano anche foto di animali feriti. Può succedere che un animale si possa ferire. Se uno mettesse una foto di un uomo andato in ospedale e dicesse: “questo è il genere umano”, direbbe una falsità. Così per noi l’importante è che venga curato e rimesso in produzione. Noi non abbiamo nulla da nascondere, ma cercano di accomunarci ad allevamenti lager. Noi abbiamo i controlli di ufficiali pubblici della Asl, anche sette volte l’anno. Se faccio male qualcosa, mi fanno il verbale. Se qualcosa non fosse corretta, dovremmo essere accusati tutti, compresi i controllori.
Che tempi ci sono per la certificazione?
Entro l’anno prossimo in tutta Europa. È attualmente in prova in alcuni allevamenti. All’asta di Helsinki, già ora chi vende pelli da allevamenti certificati prende un extra prezzo.
Che fine fanno i corpi degli animali scuoiati?
In Europa, gli allevatori riciclano un milione e mezzo di tonnellate di carne. Nel Nord Europa con la carne degli animali da pelliccia si produce biogas. È possibile farne farine proteiche e bocconcini per l’alimentazione di altri animali. Tutto il prodotto è utilizzabile. Noi comunque non ci occupiamo dei corpi degli animali, perché fanno parte del ciclo successivo, di cui si occupano le aziende autorizzate dalla Asl. Pensi che 30 anni fa, alcuni allevatori si riempivano la cella frigorifera e mangiavano quella carne tutto l’anno.
Come va il mercato delle pellicce?
Benissimo, il prodotto viene venduto. Il mercato è mondiale, non è solo quello italiano. In Italia, abbiamo la MiFur che è una delle principali Fiere del mondo. La pelliccia è utilizzata ovunque ed è più che mai di moda.
Ma il prezzo sta calando, troppa concorrenza?
Negli ultimi mesi c’è stato finalmente un calo, dopo un aumento del 168% registrato negli ultimi cinque anni. Per noi è meglio, perché certi mercati erano tagliati fuori, mentre ora stanno tornando a comprare.
Non c’è stato un cambiamento culturale con le pellicce ecologiche?
Sono pellicce di plastica prodotte dal petrolio, che non è possibile definire ecologiche. È indistruttibile e prodotta in modo inquinante. Anzi, più le persone comprano pellicce di plastica, più si rendono conto della qualità del nostro prodotto. Sappiamo quanto distrugge il petrolio, con danni alla vita degli animali. Quello è un bene non rinnovabile, finirà. Noi produciamo quanto vuole il mercato.
Come vi tutelate dai colleghi che non rispettano le norme?
Quando è successo siamo stati i primi a denunciarli. Purtroppo chi passa con il semaforo rosso ci sarà sempre, ma questo non vuole dire che gli allevamenti torturino gli animali. Noi non diciamo alla gente che debba portare la pelliccia, ma nessuno dica che non possiamo produrla.
Come si riconosce sul mercato una pelliccia prodotta senza il rispetto delle norme europee?
Il prezzo, sensibilmente più basso. Noi dobbiamo seguire cicli dietetici. Tutto deve essere bilanciato. Noi possiamo mancare di attenzione verso gli animali. Poi paghiamo le tasse. Certo in alcuni paesi, dove vivono con le galline in casa, se offrissimo cinquanta euro per farla scuoiare viva, sono sicuro che me lo farebbe anche con i denti. Se qualcuno dovesse dire che in Italia ci sono atteggiamenti simili io mi costituisco parte civile. Se gli ambientalisti fanno vedere filmati così violenti lasciando credere che succeda anche in Italia, vuol dire che hanno la coscienza sporca. Perché dovevano denunciare quelle persone, non possono metterci a paragone. L’istituto zooprofilattico di Brescia ha messo le telecamere per vedere la reazione degli animali al gas con cui vengono uccisi. Non agonizzano, muoiono in pochi secondi. Quando la concentrazione di ossido di carbonio è giusta, noi mettiamo gli animali. Poi li deponiamo sulle rastrelliere e aspettiamo il giorno dopo. Solo a quel punto noi interveniamo.
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