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Ferrara film corto festival

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Da Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS

Grande interesse e affluenza, questa mattina, alle visite guidate al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS che, in occasione della “Festa del Libro Ebraico a Ferrara”, ha aperto al pubblico le porte dell’edificio dell’ex carcere, ora ristrutturato.

A fare gli onori di casa, Carla Di Francesco, già Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e recentemente nominata Segretario Generale del MiBACT: “Dopo il 2011, con la realizzazione della palazzina degli uffici di Via Piangipane, abbiamo esperito un concorso internazionale, vinto dal gruppo interamente italiano formato da Studio Arco e SCAPE. Per questioni di realizzabilità, abbiamo deciso di suddividere il cantiere in tre lotti e oggi è pressoché concluso il primo, quello del corpo di fabbrica centrale, ricavato dal grande carcere preesistente. La scelta è stata quella di procedere al recupero e al mantenimento, con un’alternanza tra due corpi di progettazione contemporanea e la conservazione dei muri”.

Come ha spiegato l’architetto, “quello del MEIS è da alcuni anni (due di progettazione e due e mezzo di demolizioni e lavori) il cantiere più grande di Ferrara ed è particolarmente complesso e articolato. Le mura esterne sono state tagliate per consentire una forte permeabilità visiva e funzionale tra interno ed esterno. Poi abbiamo proceduto alle nuove, corposissime (fino a 25 metri di profondità) fondazioni dei successivi corpi di fabbrica, in modo da non disturbare le attività che nel frattempo il Museo avrà avviato negli altri spazi”.

L’edificio dell’ex carcere – una superficie di 1.225 metri quadrati – nasce come sede di esposizioni temporanee, centro di documentazione e aule didattiche, ma verrà utilizzato anche per la mostra inaugurale del 13 dicembre (“Ebrei, una storia italiana: i primi mille anni”), non essendo ancora pronti tutti i nuovi edifici.

“Lo stile adottato – ha proseguito Di Francesco – si colloca tra contemporaneo e storico moderno (il carcere risale al 1912), per dargli un senso molto italiano e molto ferrarese, valorizzando ad esempio la superficie in cotto, ma senza rinunciare a realizzazioni tecnologiche e avanzate”.

A racchiudere questa struttura, da un lato il corridoio verde per collegare Rampari San Paolo a Via Piangipane e, dall’altro lato, una rampa di discesa verso i sotterranei, destinati all’impiantistica e ai depositi.

Quanto agli interni, al primo piano spicca il gioco di moltiplicazione della luce e degli spazi, ottenuto grazie all’impiego dell’acciaio lucido e a un soffitto con alluminio goffrato, là dove un classico corridoio da penitenziario era contornato da celle laterali e dal soprastante ballatoio. Acciaio anche nell’anima delle scale e negli infissi, a garanzia di una manutenzione minima.

“Gli interventi sulla muratura e sulle porte sono stati di tipo conservativo – ha precisato il Segretario Generale del Ministero –, attraverso le plastiche tecniche di restauro. Dalle porte abbiamo fondamentalmente tolto le vernici, ma senza trascurare le necessità normative che, in certi casi, ci imponevano altezze maggiori”.

Al secondo piano, la gradevole copertura in legno è stata mantenuta, ma ritinteggiata di bianco, “più neutro e più disponibile ad accogliere i contenuti che il MEIS ospiterà. Il soffitto, invece – la precisazione di Di Francesco – lo abbiamo eliminato per recuperare spazio in altezza e mostrare che ci sono anche componenti di tecnologia, che rendono questi ambienti adatti a esposizioni e aule didattiche”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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