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Il Meis porta la memoria della Shoah nelle carceri e parla coi detenuti Musulmani della deportazione ebraica

Articolo pubblicato il 23 Gennaio 2019, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


Da: Ufficio Stampa Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS

“Ma perché Hitler ce l’aveva così tanto con gli ebrei?”, “Perché lo Stato e la Chiesa non li hanno protetti, visto che erano cittadini italiani?”, ma soprattutto “Perché la storia si ripete?”.

In queste domande è racchiusa la profonda partecipazione con cui stamattina, nel carcere di Ferrara, una trentina di detenuti ha commentato il film documentario di Ruggero Gabbai “La razzia. Roma, 16 ottobre 1943”, proiettato nella casa circondariale grazie all’iniziativa del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS.

Una vera e propria anteprima, dal momento che la pellicola, prodotta per ricordare i 75 anni dal rastrellamento nel ghetto della capitale e gli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziste, andrà in onda su Rai Uno domenica 27 gennaio, per il Giorno della Memoria, dopo essere stata in concorso all’ultimo Festival del Cinema di Roma.

“Far vedere questo lavoro – ha introdotto Simonetta Della Seta, Direttore del MEIS – ha un grande valore. Significa mostrare che cosa succede a una persona quando viene privata della sua libertà, della sua dignità. E l’incontro di oggi è per noi particolarmente significativo non solo perché il nostro Museo entra in una realtà così isolata come il carcere, ma anche perché l’edificio che ospita il MEIS è stato esso stesso un luogo di reclusione e segregazione, che abbiamo trasformato in uno spazio aperto e di dialogo. Anche qui vogliamo dialogare”.

L’anteprima, riservata esclusivamente ai detenuti, è stata realizzata dal MEIS con il supporto degli operatori e delle educatrici del penitenziario cittadino.

Al termine della proiezione, i carcerati, che si erano iscritti liberamente all’evento ed erano in larga parte musulmani, si sono rivolti al regista Gabbai, allo storico Marcello Pezzetti, autore del film insieme a Liliana Picciotto, e a Della Seta per cercare di comprendere la mostruosità degli eventi che “La razzia” documenta. Una raffica di domande che hanno fatto emergere quanto i contenuti della Memoria parlino anche a persone solo apparentemente distanti dal tema. Al punto che è stato proposto al MEIS di organizzare altri incontri.

Con “La razzia”, Gabbai ripercorre una delle pagine più tragiche della storia italiana attraverso le voci di chi l’ha vissuta. Quasi trenta i testimoni diretti coinvolti: alcuni intervistati venticinque anni fa, nell’ambito del progetto dell’Archivio della Memoria del CDEC (Fondazione Centro Di Documentazione Ebraica Contemporanea), e gli altri lo scorso aprile. È il 16 ottobre 1943, quando le forze naziste arrestano a Roma oltre 1.250 ebrei. Le vittime devono preparare le valigie e abbandonare le loro case in pochi minuti. Il 18 ottobre sono condotte alla stazione Tiburtina, ammassate in 28 carri bestiame e deportate nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Solo 16 di loro faranno ritorno.

Il film è prodotto dalla Fondazione Museo della Shoah e da Forma International, in collaborazione con Rai Cinema.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani