Skip to main content

Il Meis: com’è, come sarà

Articolo pubblicato il 30 Aprile 2015, Scritto da Federica Pezzoli

Tempo di lettura: 3 minuti


Per lunghi anni luogo di reclusione e separazione dalla società civile, poi dal 1992 luogo di abbandono e degrado, con il cantiere per il nuovo Museo nazionale dell’ebraismo nazionale e della shoah, il carcere di via Piangipane diventa luogo della e per la città. Un’apertura verso la cittadinanza che è già iniziata: con le visite guidate al cantiere, organizzate dal segretariato regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per l’Emilia-Romagna e dalla Fondazione Meis, domenica 26 aprile, in occasione della Festa del libro ebraico in Italia.

cantiere-meis
Corpo centrale del Meis, da cui inizieranno i lavori, visto dalla palazzina di via Piangipane.

Proprio perché la volontà è stata sin dall’inizio capovolgere la funzione di questo spazio, da carcere in cui sono stati reclusi anche antifascisti ferraresi di origine ebraica – come Giorgio e Matilde Bassani – a spazio di confronto, dibattito, conservazione e creazione di cultura, il progetto di realizzazione del Meis non ha voluto cancellare la storia precedente, ma piuttosto interpretarla creando una sorta di “osmosi fra interno ed esterno”, come l’ha definita l’architetto Carla Di Francesco, dirigente generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Accanto ai 5 nuovi edifici-libro che accoglieranno le varie funzioni del museo, viene così conservato l’imponente corpo centrale, all’interno del quale si pensa di recuperare una cella per mantenere la memoria di ciò che l’edificio è stato. Non solo: l’ex perimetro carcerario diventerà, attraverso una serie di aperture, un parco ispirato ai giardini diventati anch’essi ormai un simbolo della città di Ferrara.
Tra fine maggio e inizio giugno dovrebbe concludersi la ‘pars destruens’ del cosiddetto ‘cantierone’. L’edificio a ferro di cavallo fra la palazzina e il corpo centrale, che presentava diversi difetti strutturali “accentuati dal terremoto del 2012”, come ha spiegato la dirigente del Mibact, è ormai stato demolito e da giugno si potrà partire con la ‘pars construens’, cioè la realizzazione del parco e il recupero del corpo C, che nei suoi 1225 m2 ospiterà temporaneamente le aree espositive, il centro di documentazione e la biblioteca e le aule didattiche. La consegna di questo lotto di lavori, del costo di circa 9 milioni di euro, è prevista per la primavera 2017.

Galleria fotografica, clicca le immagini per ingrandirle.

cantiere-meis
Banner con il rendering dell’intero progetto
Rendering degli spazi aperti del futuro Meis
cantiere-meis
Spazio destinato alla tensostruttura temporanea
cantiere-meis
Materiali di demolizione dell’edificio a ferro di cavallo
cantiere-meis
Spazio interno del corpo centrale del Meis
cantiere-meis
Rendering dell’interno del corpo centrale

Nel frattempo, come ci dice Massimo Maisto nella doppia veste di assessore alla cultura del Comune di Ferrara e di componente del Cda della Fondazione Meis, “il nostro compito è costruire un nuovo progetto di allestimento che si inserisca in uno spazio diverso” in modo da poter aprire il Museo nazionale dell’ebraismo e della shoah già a quella data. Una bella novità, rivelata ai visitatori dall’architetto Di Francesco, è che l’impresa che realizzerà i lavori ha proposto una “variante migliorativa”: “una tensostruttura di circa 350 m2” da collocare nell’area fra la palazzina e il corpo C, in cui ospitare le mostre temporanee, gli eventi e le attività del museo, che “potrebbe essere a disposizione già per la primavera 2016, perciò già il prossimo anno parte della Festa del Libro ebraico potrebbe essere svolta qui”.

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Federica Pezzoli



Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani