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Da MOSCA – Un uomo spazza il marciapiede, rapido, veloce, a tratti fulmineo. Le foglie cadute dagli alberi vicini continuano a disturbarlo, il vento inclemente e freddo continua a portarne.
La bandiera dell’Ambasciata palestinese sventola con la stessa forza ed energia di quelle foglie un po’ ispide e dispettose. Quello spazio è talmente ordinato che è quasi trasparente.
Sono le sette e mezzo di un fresco mattino estivo, di ieri resta poco. La sera prima, il ricevimento dell’ambasciatore si era concluso con successo, tante signore ingioiellate e macchine blindate dai vetri spessi e rigorosamente velati di nero. Poco alcol ma tanta musica, balli, chiacchiere e segreti sussurrati. Storie di coppie, di fidanzamenti, di tradimenti e magari di spie. Lui era partito poco prima dell’inizio della festa e aveva sbirciato e intravisto personaggi noti dell’alta società moscovita, tutti sorridenti e ben vestiti. Aveva finito la sua giornata di oltre dodici ore, sempre uguale, sempre eternamente lunga, sempre così faticosa e inutile.
Spazza il marciapiede la mattina, e poi pomeriggio e sera, e ancora mattina-pomeriggio-sera. Spazza pure il cortile, mattina-pomeriggio-sera. Sempre gli stessi gesti, la stessa salopette blu. Tutto deve essere lindo, sempre, nessuna foglia-ramo-rametto, carta-cartina-cartaccia, o peggio ancora nessuna gomma da masticare. Lo incrocio ogni mattina, questo signore che vigila sul lindore dell’entrata all’ambasciata palestinese, un uomo che sento più volte chiamare Yuri. Yuri vieni qui per favore, Yuri vai là, Yuri torna un attimo indietro, Yuri cosa fai, Yuri come mai, Yuri cosa dici, Yuri dove sei. E Yuri arriva, placido e rassegnato, come ogni mattina, come ogni sera.
Quasi sempre alla stessa ora mattutina, mentre passo io, Yuri si scansa per lasciar passare quattro uomini muscolosi e alti, dai capelli biondi rigorosamente a spazzola, che sbarrano la strada e fanno entrare qualcuno nella macchina blu parcheggiata a vista lungo il marciapiedi, forse lo stesso ambasciatore che la sera prima aveva accolto i suoi gentili e illustri ospiti.
Poco più in là vedo avvicinarsi alcuni ragazzi con una bottiglia di birra in mano. E’ la prima volta che li noto e sicuramente passano di lì casualmente, ma lo scenario è di vera suspense, quasi da film alla James Bond e io m’immagino chissà cosa. Cosa ci fanno con una birra in mano di prima mattina? Nascondono o tramano qualcosa? Cosa si dicono?
Divertente vivere qui certe volte, l’ambiente, fatto di stereotipi, si presta, la fantasia vola davvero lontano, mentre sullo sfondo di ogni mio passo e pensiero si staglia l’imponente edificio del Ministero degli esteri, uno dei grattacieli staliniani detti le sette sorelle.
Un giovane garzone che trasporta le bombole d’acqua destinate alla vicina banca carica goffamente la sua mercanzia su un carrellino che non potrebbe reggere nemmeno qualche valigia. Parcheggia lontano dall’entrata della banca, non può sostarvi troppo vicino.
Due gatti miagolano e attraversano la strada, un corvo vola su un tetto, un’ombra bianca che ricorda l’omino della Lagostina è proiettata sul muro a fianco dell’ambasciata. Quasi vigile accompagnatore del nostro buon Yuri. O forse è semplicemente il suo angelo custode che lo accompagna ogni mattina.
Sì, perché ancora non lo sapete, ma Yuri arriva da un paese in guerra, scampato ai più terribili orrori. Spazzare quel marciapiedi, al cospetto di un ambasciatore tanto gentile, per lui oggi è la salvezza. Terrà, quindi, lindo quello spazio. Rigorosamente.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it

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