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Complici le festività che incombono, vorrei raccontarvi una delicata fiaba natalizia, dalla quale il lettore avveduto trarrà agevolmente una morale illuminante. Dunque, mica tanti giorni fa, in una città lontana lontana che chiameremo col nome di fantasia di Ferrara, c’era un giovane disoccupato che non riusciva a trovare lavoro perché il paese nel quale viveva era in crisi, le imprese chiudevano, molte famiglie faticavano ad arrivare a fine mese e perfino gli immigrati tornavano a casa loro perché là si stava meglio. Un giorno il giovane ebbe un’idea: metterò su un bel laboratorio di restauro mobili, si disse; il lavoro mi piace, sono bravo a farlo e potrei ricavare una stanzetta piccina piccina picciò dentro al magazzino che sta dietro la casa che al mercato mio padre (e anche mia madre) col sudore della fronte comprò, facendosi un coso che non si può dire nelle favole per via dei bambini che ascoltano, ma era un coso della madonna, e pagandoci sopra la Bucalossi, l’Ici, l’Imu, la Tares, la Tasi e tutte le altre tasse che gli uomini cattivi che governavano il paese avevano imposto alla popolazione, usando il denaro per comprare, tanto per dirne una, le mutande verdi di uno di loro, che intanto che si comprava le sue mutande coi soldi del mio papà e della mia mamma andava con altri come lui nelle piazze ad urlare lo slogan Roma ladrona, che se se ne stavano zitti tutti quanti ci facevano più bella figura. Così non sarò costretto a comprare un capannone, pensava il giovane ingenuo, che tanto i soldini non ce li ho e comunque la banca non mi darebbe nessun prestito visto che sono disoccupato e non posso darle garanzie.
Detto fatto, il giovane intraprendente si presentò baldanzoso agli uffici comunali della immaginaria città di Ferrara ed espose il suo progetto. Un comprensivo impiegato lo stette pazientemente ad ascoltare e poi gli disse dolcemente: giovanotto, nella stanzetta piccina piccina picciò che sta dentro al magazzino che hai dietro la casa che al mercato tuo padre (ma anche tua madre) col sudore della fronte comprò manca il bagno, e non puoi avviare un’attività se non sai dove andare a fare pipì. Poco male, rispose il giovane un po’ meno baldanzoso; ho la casa dove abito a dieci metri, se mi scappa vado nel bagno della mia abitazione che al mercato eccetera eccetera. Giovanotto, giovanotto, scosse la testa il comprensivo impiegato, così non va bene: se un domani tu dovessi cedere a qualcun altro l’attività di restauro che vorresti fare nella stanzetta piccina piccina picciò che sta dentro al magazzino e tutto quel che segue, questo qualcun altro dove andrebbe a fare pipì? Allora il giovane, molto meno baldanzoso, argomentò argutamente: basterebbe che mi deste un’autorizzazione ad personam, che tanto in questi anni c’è stato chi si è fatto le leggi, ad personam, e nessuno ha fatto una piega, anzi la gente continua a stravedere per questo tizio e alle ultime elezioni abbiamo dovuto chiudere a chiave in camera da letto la nonna che sennò andava a votare anche lei per quel soggetto lì. Se chiudo l’attività voi revocate l’autorizzazione e la stanzetta piccina piccina picciò con tutto quel che ci tiene dietro ritorna a far parte del magazzino. Non si può fare, replicò bonario ma severo l’impiegato comprensivo. E un’autorizzazione temporanea?, tentò il giovane molto ma molto meno, anzi quasi per nulla baldanzoso: mi date tempo tre anni per capire se il lavoro può andare o se mi tocca cercarmene un altro, poi se decido di continuare mi trovo un nuovo laboratorio, magari ci posso investire i soldini che ho guadagnato. Niente da fare, obiettò inflessibile l’impiegato comprensivo. Ma così non incentivate mica i giovani a trovarsi un lavoro e non favorite neanche tanto la nascita di nuove imprese, che con la crisi che c’è gli imprenditori si impiccano alle capriate per disperazione e gli operai aspettano che quelli delle pompe funebri liberino il posto dentro al cappio per risparmiare sulla corda e lo Stato spende un sacco di soldi in cassa integrazione e anche in autopsie, che non è neanche un bel vedere, disse il giovane ormai avvilito. Hai ragione figliolo, concesse magnanimo l’impiegato comprensivo, ma è la legge. Vedi? Oltretutto abiti in una zona di rispetto agricolo, e anche volendo non potremmo trasformare in laboratorio la stanzetta piccina piccina picciò e compagnia cantante. Quindi statti buono, non rompere l’anima alla gente che lavora e fanbrodo te e la tua stanzetta, che se ti schiodi col culo dalla sedia avrei anche delle cose più importanti da fare.
Fine della favolina di Natale, amico lettore. La morale è semplice semplice. Nelle favole si può fare tutto: cavare nonnette ancora vive dalla pancia di un lupo, sconfiggere orchi, fare la bella vita sposando principi azzurri bellissimi senza essere costrette a darla ogni tre per due a vecchiacci bavosi pieni di grinze come capita invece alle fanciulle in fiore nella vita di tutti i giorni, ma non si riesce a far fare alla burocrazia italiana qualcosa di sensato. Buone feste.

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Andrea Poli



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