Ci sono giorni in cui mi ritrovo a pensare: ma che magia è il cinema?
Se non fosse per il cinema ora non sarei dove sono: seduto, in un luogo segreto, mezzo morto dopo aver mangiato mezzo chilo di spaghetti al pomodoro in una sola botta, direttamente dalla pentola.
Adesso capisco a cosa si è ispirato l’Albertone Nazionale quella volta.
Ma adesso basta divagare, torniamo alla grande magia della settima arte, lì, del cinema.
In questi giorni ho finalmente capito come funziona, questa cosa, il cinema.
Non mi addentrerò troppo nei dettagli di questo mio aver visto il cinema da molto vicino, mi limiterò a dire: il cinema – come sospettavo – è una roba bella faticosa.
Come disse il protagonista di un grande pezzo di grande cinema: ci sono un sacco di input e di output.
E adesso non sarò mai più in grado di guardare un film con la leggerezza che avevo un tempo.
Ora come ora ci riuscirei – forse – solo con ‘Quarto Potere’, il film che più di tutti, per me, è – da sempre – sinonimo di leggerezza e gusto.
Ma il cinema, purtroppo, troppo spesso, non è sinonimo di leggerezza e gusto.
Dirò una cosa per alcuni forse dolorosa ma: il più delle volte il cinema somiglia ad Arrigo Sacchi.
Altre volte somiglia più a Corrado Mantoni.
Altre volte volte ancora invece, somiglia più a Carlo Ponzi.
Ma per fortuna, certe volte, somiglia solo a una persona: il grandissimo Bernie Gripplestone.
E a questo punto non posso fare a meno di chiudere questa mia riflessione con un pezzo che cade davvero a fagiolo.
The Rise And Fall Of Bernie Gripplestone (The Rats, 1967)
Sostieni periscopio!
Radio Strike
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it