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da MOSCA – Anno incrociato del Turismo italo-russo, il 2014. Bella fortuna per noi, avremo di che scrivere e sbizzarrirci. Potremo spaziare, incuriosirci e incuriosire, sognare, volare, insomma raccontare.
Per chi poi ama particolarmente la Russia, la sua storia, la sua cultura e la sua dimensione di favola e d’incanto, sarà un vero piacere scoprire o riscoprire la musica e la magia del legame autentico che da sempre c’è con il nostro Paese. Ripartiamo quindi dalla nostra capitale. Certo, perché qui, lo scorso 11 gennaio, negli incantevoli saloni dell’Hotel St. Regis si è svolto il Gran Ballo Russo. Questo posto, degno del ballo di Cenerentola con il suo bel principe azzurro, o meglio la catena che esso rappresenta, ha già di sé origine degna di un mito: la New York dell’età dell’oro, quando spiccavano nomi e peripezie delle aristocratiche famiglie Carnegie, Vanderbilt e Rockefeller. Alla guida di questa nuova alta borghesia vi era Caroline, della famiglia Astor, che selezionava personalmente e attentamente le persone di cui circondarsi, diventate subito note come le “400”. Da lei al figlio, il colonnello John Jacob Astor IV, la creazione di una visione avrebbe presto portato alla nascita del punto di riferimento newyorchese per le Belle Arti, The St. Regis New York, inaugurato nel 1904. Serate sontuose e nomi importanti, che col tempo personificarono lusso e stile, diedero il via e la luce a un’epoca.

Da quel periodo lontano partiamo per immergerci nel fascino dell’omonimo albergo a Roma.
Entriamo, allora, nelle sale sfavillanti e luccicanti, ovviamente con la fantasia perché, purtroppo, non c’eravamo. Tuttavia, siamo ormai abituati a questo tipo d’incursioni. Dicevamo, entriamo, sentiamo le note, vediamo belle coppie innamorate che sfilano a braccetto nei costumi dell’epoca ottocentesca. I ventagli, le corone, i guanti, le ciprie, i gioielli, tutto luccica e profuma.
E’ gennaio, fuori non fa freddissimo, almeno non a Roma, a Mosca ci sono dieci gradi sotto lo zero. Il salone da ballo è il Ritz, dalle colonne corinzie in marmo che sostengono il soffitto a volte arricchito dagli affreschi del ritrattista Mario Spinetto. Vi sono ambasciatori, diplomatici, artisti, giornalisti e intellettuali, ma soprattutto c’è La Compagnia Nazionale di Danza Storica diretta da Nino Graziano Luca. Presto si balleranno valzer, mazurche, polche, galop.
Si intravedranno Nataša Rostova di Guerra e Pace (e con essa l’elegante Audrey Hepburn che l’ha interpretata nel 1956), innamorata del principe Boris, e Anna Karenina, la perla dell’alta società di San Pietroburgo. Al centro vi sono i racconti di Aleksandr Sergeevič Puškin, Lev Tolstoj e le musiche di Aleksandr Konstantinovič Glazunov, Aleksandr Porfir’evič Borodin, Pëtr Il’ič Čajkovskij. La violinista Diana Arshakian suona i famosi e imponenti brani dei maggiori compositori russi e la nota e splendida ballerina russa Natalia Titova interpreta il ruolo di Anna Karenina. Fra i costumi dei partecipanti al Ballo, alcuni sono originali, altri sono realizzati da sartorie artigianali, richiamandosi ai quadri ottocenteschi, alle illustrazioni di altri tempi, alle descrizioni dei romanzi di Lev Tolstoj, Charles Dickens, Honoré de Balzac, e prendendo spunti dalla rivista Teatri, arti e letteratura, che proponeva, intorno al 1830, abiti da ballo in crespella liscia, rifiniti e decorati con raso, fiori e bottoni d’oro e completati da una collana d’oro e un pettinino sui capelli, intarsiato di piccole pietre preziose. I colori? Bianco, verde, giallo e oro. Anche questa è arte, un’arte che contraddistingue la grande abilità manuale e sartoriale italiana. Se si partecipa (l’evento è aperto al pubblico), ci si sente sicuramente protagonisti, un po’ eleganti e aristocratici, un po’ principi e principesse, un po’ sognatori e sognatrici.

Ci piace immaginare di essere a uno dei balli della Russia imperiale, quando la stagione iniziava in autunno e si estendeva fino alla primavera. Essi diventavano festosi e chiassosi in prossimità dei festeggiamenti della Maslenitsa (o Settimana del Formaggio), il Carnevale russo, quando i bliny riempiti di uova sode sminuzzate fanno da padroni. Anche in estate, la gente amava andare ai balli. Il successo di una stagione danzante non si stabiliva solo sulla base dello sfarzo delle feste, delle sue luci e dei vestiti, ma anche in base al numero di nuove coppie di fidanzati che nascevano durante quei festeggiamenti. D’animo romantico, vogliamo pensare che anche qui a Roma qualcuno si sia incontrato o ritrovato dopo lunga attesa.
San Pietroburgo era la località prediletta per lo svolgimento dei balli di corte. Nella sala Nikolaevsky del Palazzo d’Inverno, si celebrava il “Gran Ballo”, che apriva la stagione. Seguivano i “piccoli” e “medi” balli dell’Ermitage e del Palazzo Anichkov. Prima di ogni ballo, gli invitati ricevevano dei raffinati inviti, spesso disegnati dagli artisti più noti, che si occupavano anche delle locandine colorate. Ci piace pensare che i ventagli di piume, che notiamo anche al St. Regis di Roma, abbiano anche qui il loro linguaggio, quello dei secoli scorsi. Un ventaglio aperto agitato dalla bella dama per farsi aria significa “sono sposata”; un ventaglio chiuso tuona un severo “non sono interessata”; con l’apertura di una sola piega del ventaglio, la prima, ella vuole dire “restiamo amici”. Un bel ventaglio completamento aperto significa “sei il mio idolo”, e qui qualcuno è ben aperto… un modo gentile e discreto di attirare l’attenzione dei cavalieri, di sedurre con leggerezza, di svelare a poco a poco il proprio volto, di sfiorare i capelli lucidi illuminati da cerchietti di diamanti.
La preparazione all’evento era la stessa di oggi: si sfogliavano le riviste di moda dell’epoca, principalmente francesi. I fiori adornavano gli abiti, impreziosivano i gesti. Allora come ora.
Se poi si aveva un piccolo carnet du bal, ci si appuntava discretamente nomi e piccoli simboli.
L’ultimo grande ballo imperiale russo si svolse il 23 febbraio 1913, nelle sale dell’Assemblea della Nobiltà a Mosca, in occasione del 300˚ anniversario della dinastia Romanov. Dopo la rivoluzione, balli e tradizioni della vecchia Russia furono tutti relegati al passato. Il mito si mantenne comunque vivo grazie all’arte, la cinematografia, la musica e il teatro. E grazie a eventi come quello di Roma. Qui sogno e passato ancora si abbracciano delicatamente e si sorridono teneramente. Dietro un’aura di romanticismo che ci piace davvero.

Il Ballo descritto è stato patrocinato dall’Ambasciata della Federazione Russa, dal Foro di Dialogo Italo – Russo delle società civili, dal Centro Russo della Scienza e della Cultura, dalla Fondazione “Centro per lo sviluppo dei rapporti Italia Russia”, dall`Enit, dal Comune di Roma, dall`assessorato alla Cultura, creatività e promozione artistica del Comune di Roma.
Se pur già passato da circa un mese, desideravamo parlarvi dell’evento al fine di annotarlo per l’anno prossimo e perché ha inaugurato il citato anno del turismo.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


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