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Nel mondo anglosassone esistono ormai da più di 100 anni, ma l’espressione è stata coniata negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale per denominare le sezioni speciali del Dipartimento della Difesa formate da scienziati, ufficiali ed esperti allo scopo di ragionare sull’andamento del conflitto e sulle prospettive di lungo periodo: da qui il gioco di parole ‘think’ (pensiero) ‘tank’(serbatoio ma anche carro armato). Nel panorama politico americano questi organismi assicurano dati, informazioni, consigli e previsioni ai decisori pubblici, analizzano la situazione, ma rimangono un passo indietro rispetto allo scontro politico quotidiano, ragionano in termini di strategie, scenari e produzione di ricerca e idee. Ma se i think tank statunitensi hanno la funzione di centri di ricerca, dibattito e riflessione sulle politiche pubbliche, economiche, industriali, in Italia – dove sono una realtà relativamente recente – sembra essersi oramai affermato il modello del think tank personale: una sorta di nuovo consigliere del Principe, da ItalianiEuropei a FareFuturo, da Folder di Antonio Di Pietro a Mezzogiorno Europa, nato per volontà dell’attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
“Pluralismo e dissenso”, il think tank ferrarese presentato in conferenza stampa dallo storico esponente dei Radicali cittadini Mario Zamorani e dal giovane Paolo Niccolò Giubelli, si rifà a modelli del calibro dell’Istituto Bruno Leoni e sembra perciò voler tornare al modello anglosassone: uno strumento informale di elaborazione e discussione, un gruppo di persone che vogliono approfondire temi e proporre soluzioni, essere di stimolo agli amministratori cittadini sulle politiche locali, “creare un’agenda politica”, come ha affermato Zamorani. Il nome nasce dalla volontà di creare uno spazio politicamente trasversale in cui poter parlare “in maniera pluralistica” e in cui dare voce al dissenso “poco accettato nelle formazioni politiche odierne”. Per ora ci sono un sito internet (pluralismoedissenso.altervista.org) e un gruppo di circa dodici aderenti, fra i quali: Sergio Caselli, Ilaria Baraldi, Leonardo Fiorentini, Romeo Savini, Corrado Padovani, Giorgio Rambaldi e Pasquale Longobucco. Inoltre ci sono già in cantiere le prime iniziative pubbliche, a partire da un ciclo di incontri come “tentativo di lettura degli ultimi 31 anni di storia ferrarese”, continua Zamorani, 31 come la somma degli anni di governo dei tre sindaci invitati: i 16 anni di Roberto Soffritti, i 10 di Gaetano Sateriale e i 5 del primo mandato di Tiziano Tagliani. La modalità scelta è quella delle “prime tribune politiche televisive in bianco e nero” con il politico sottoposto al “fuoco di fila” di diversi giornalisti, in questo caso dei principali quotidiani locali, le cui domande non saranno su un tema specifico predefinito, ma avranno lo scopo di far emergere “gli elementi caratterizzanti positivi e negativi” di ciascuna amministrazione e, alla fine, “come è cambiata Ferrara in questi anni”. Il primo a sottoporsi a questo fuoco incrociato, il 12 dicembre alle 17 nella Sala dell’Arengo in Municipio, sarà Roberto Soffritti, in gennaio toccherà poi a Sateriale, infine dovrebbe rispondere Tagliani, che però non ha ancora dato conferme ufficiali. Tutti gli incontri saranno aperti al pubblico, verranno ripresi e poi resi disponibili sul sito del think tank.

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Federica Pezzoli

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