IL FATTO
Parigi ascolta
le voci di dentro
e s’innamora di Ferrara
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PARIGI – Sfidando bronchiti, altolà minacciosi dei medici, m’ingozzo di antibiotici e parto. Nuvole e sole, pioggia e neve s’alternano repentini e mentre ti ripari sotto un ombrello al Pont Neuf, nei giardini del Vert-Gallant, vedi in lontananza la Tour Eiffel illuminata dal sole. Il cuore si conforta riscaldato dalla bellezza ma trema e s’intristisce allorché ti rechi al quartiere ebraico a vedere la nuova, favolosa, sistemazione del Musée Picasso e sei accolto da ragazzi col mitra che gentilmente ti spiegano che devi lasciare il taxi e percorrere la strada a piedi. Così dopo le rituali quasi due ore di coda sei accolto da altri gentili soldati che ti fanno aprire borse e zaini circondati da bimbetti curiosissimi che con la loro matite s’apprestano a rifare Picasso. Anche tra le folle disumane al Musée du Luxembourg discrete presenze osservano caute perché hai la bocca aperta e non ti stacchi dal quadro di Monet titolato “La Poste des douaniers” (La casa dei doganieri).
Per forza! Se nel frattempo mentalmente ti ripeti: “Tu non ricordi la casa dei doganieri,/ sul rialzo a strapiombo sulla scogliera / desolata t’attende dalla sera/in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri/ e vi sostò irrequieto.” I meravigliosi versi del Montale fanno riflettere sulla convergenza tra pittura e poesia e sulla presenza contemporanea di bellezza e verità offerti dai disguidi del possibile. E sulla verità che l’arte, comunque essa si esprima: poesia, musica, pittura scultura, fa risplendere e pulire la mente e il cuore dalle scorie del quotidiano e delle sue inevitabili piccolezze. Anzi, li eleva a modelli.
Eccomi pronto a parlare di Bassani: a raccontare e ascoltare Ferrara presentata ai giovani che affollano la grande aula della Maison de Recherche de Paris Sorbonne, in occasione della giornata di studi intitolata “Giorgio Bassani. Testi e intertesti per il romanzo di Ferrara”. L’impeccabile organizzazione curata da Davide Luglio e dalla mia cara amica, studiosa first class di Bassani, Anna Dolfi, permette d’instaurare un clima di attenta compartecipazione e di entrare senza apparente sforzo – che è la vera arma segreta degli studi quando si compiono avendo chiarito prima a se stessi poi agli altri il senso della ricerca – nel mondo di Bassani, in quella Ferrara che ritorna sempre e senza altri rivali come mito e come presente, come la città che ti ha formato e come modello per il futuro giocato su un presente che accetta e rifiuta, secondo un’imprescindibile imperativo etico, ciò che solo la scrittura e quella scrittura può esprimere. Bassani e una città ovvero LA CITTA’.
Cadono i pregiudizi e le allusioni ironiche su “Ferara” e questa città s’accampa nell’immaginario letterario con la stessa necessità che ha avuto Parigi per Zola o Balzac. La cronaca che affiora nelle relazioni, tutte di altissimo livello, lentamente con tenacia e pazienza, diventa storia e sbozzola la F. puntata degli scritti giovanili fino ad accamparsi, nel titolo, come “il” romanzo di Ferrara”.
Ad ascoltare questo percorso, a testimoniarlo con la loro presenza, la figlia di Bassani, Paola, accompagnata a sua volta dalla figlia Camille; David Liscia, figlio di Jenny Bassani sorella dello scrittore, con la moglie Igina e con la figlia Jael e marito e col figlio Gadiel, giovane medico, ora a Parigi. E, naturalmente, Portia Prebys che ci ha commossi per il dono generoso alla città di Ferrara confluito nel Centro studi bassaniani di cui ci ha illustrato le finalità e lo scopo sorretto da un atto d’amore non solo per il compagno ma per la città stessa.
Uscire in questo modo da “dentro le mura”, confrontarsi e partecipare ai giovani italianisti di Parigi la parola bassaniana è stato un conforto per l’intelligenza e per il cuore. Un momento di speranza. E mentre sullo schermo mostravo l’ultima diapositiva con la tomba di Giorgio Bassani nell’ “orto degli ebrei” ferraresi qualcuno mi allunga un biglietto: avevamo il nuovo Presidente della Repubblica Italiana. Così gli applausi per la Ferrara bassaniana aumentano e si mescolano con quelli che annunciano la ritrovata fiducia in un paese che forse sta imboccando la strada giusta. Come si è conclusa la festa per e di Bassani? Con una cena nell’ospitale casa di Anna Dolfi fra amici che si erano raccolti con lo stesso spirito con cui ci si può incontrare per gustare vini finissimi che accompagnano e rendono più vivace il lusso della mente.
Nel nome di Ferrara e del suo scrittore.
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Gianni Venturi
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