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Il 9 settembre è un altro di quei giorni per qualcuno memorabili in cui la Apple annuncia le sue novità per la prossima stagione degli acquisti, che non va dimenticato negli USA inizia con il Thanksgiving, cioè ben prima di Natale. Il carrello di quest’anno contiene un iPhone più grande in due diversi formati (4,7 e 5,5 pollici contro i 4 della generazione precedente), secondo un trend già anticipato da tempo dalla concorrenza asiatica, che trova giustificazione nella necessità di maggiore spazio visivo che app sempre più complesse richiedono. E’ inoltre arrivato il nuovo ed atteso da tempo iWatch, la risposta Apple ai già numerosi dispositivi presenti sul mercato che integrano le funzionalità di un orologio con quelle di monitoraggio di alcuni parametri fisiologici e la misurazione dell’attività fisica. Il nuovo gadget di Apple, oltre ad una maggiore attenzione all’estetica, sorta di marchio di fabbrica dell’azienda, ad un’interfaccia utente estremamente configurabile e la disponibilità di modelli con diverse finiture, pare avere una spiccata vocazione per la comunicazione, naturalmente in combinazione con un iPhone, e dispone di un’interfaccia vocale che consente di dettare direttamente risposte ai messaggi ricevuti. Infine l’annuncio, poco interessante per i feticisti, ma utile per comprendere meglio le strategie a medio termine dell’azienda, di una nuova versione di iWallet, il meccanismo di micro pagamenti da dispositivo mobile con cui Apple sta tentando di acquisire una posizione di preminenza in questo mercato in crescita tumultuosa.
Immancabili anche quest’anno i gruppi di fanatici del marchio in coda da giorni davanti ai negozi per essere i primi ad acquistare o solo prenotare le nuove meraviglie, a qualunque prezzo e solo per poter dire, almeno per qualche settimana: “io ce l’ho e voi no”. Si può osservare tuttavia che dalla morte del fondatore questi eventi hanno avuto una risonanza via via un po’ minore e che le file di cui si diceva sono ogni volta sempre un po’ più corte: viviamo in un’epoca d’altronde in cui tutto si brucia molto rapidamente e poi, forse, di reali novità, di quelle che cambiano le abitudini di milioni di persone, negli ultimi anni non ce ne sono praticamente state. Ciononostante, pur essendo uno che nei confronti di quella che oggi è la società più capitalizzata del pianeta ha sempre avuto un atteggiamento molto distaccato, se non decisamente critico per la politica di quasi totale chiusura dei suoi prodotti, non posso non riconoscere che è grazie a loro che la sintesi funzionale e la diffusione di alcuni oggetti chiave è avvenuta più velocemente di quanto non sarebbe stato altrimenti.
La specialità di Apple non è mai stata infatti quella di inventare tecnologie in sé particolarmente innovative, ma invece di riuscire a definire mix funzionalità hardware e software (cioè strumenti) di qualità elevata, utilizzando quasi sempre tecnologie di terze parti giunte al giusto punto di maturazione, che regolarmente si impongono come riferimento anche per la concorrenza. Con un’attenzione quindi molto più rivolta all’ergonomia ed all’estetica che non alla pura ostentazione tecnologica, anche se, naturalmente, per ottenere quei risultati occorrono tecnologie di primissimo ordine. Per fare un esempio, prima dell’iPhone tentativi di realizzare quello che poi sarebbe diventato lo smartphone ce ne sono stati parecchi. Nokia che era il maggiore produttore di cellulari al mondo, ma anche altri produttori, ci ha provato diverse volte, con prodotti anche interessanti senza tuttavia mai riuscire a trovare la ricetta giusta. In questo caso la scommessa vincente di Apple è stata quella di puntare sulla tecnologia multi-touch e di abbandonare completamente la tastiera meccanica, che poneva vincoli insormontabili alla dimensione dello schermo o costringeva a ricorrere a soluzioni macchinose ed ingombranti. Probabilmente anche il nuovo iWatch costituirà immediatamente un riferimento per la concorrenza che, questa volta nel giro di pochissimo tempo a dimostrare la progressiva perdita del vantaggio strategico dell’azienda di Cupertino, realizzerà prodotti simili ed anche migliori. Il futuro è ormai da tempo orientato verso la diffusione di dispositivi “indossabili” (wearable per gli anglofoni) di piccole dimensioni e non invasivi, dall’orologio ai sensori per uso salutista e sanitario, alle protesi intelligenti (occhiali, lenti a contatto) che diventeranno sempre più comuni. Uniti all’immancabile smartphone, da tenere in tasca, nella borsa o legato in vita, di Apple o della concorrenza, saranno in grado di raccogliere informazioni sui nostri parametri vitali in tempo reale o di inviarci su richiesta supporti informativi di vario tipo, come ad esempio è ormai possibile con i Google Glass.

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Raffaele Mosca



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