IL FATTO
Gli scienziati al governo: non trivellare l’Adriatico, ma sviluppare le energie rinnovabili
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Un gruppo di 22 docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di Ricerca di Bologna, guidato dal chimico Vincenzo Balzani, ha scritto una lettera aperta al Governo di severa critica riguardo la Strategia energetica nazionale, recentemente ribadita nel decreto Sblocca Italia. La lettera è pubblicata sul sito energiaperlitalia [vedi] insieme ad un appello per lo sviluppo di una strategia energetica integrata basata su sobrietà, efficienza energetica e sviluppo delle energie rinnovabili.
Secondo gli scienziati firmatari della lettera, il problema energetico deve essere affrontato congiuntamente da almeno cinque prospettive diverse (scientifica, economica, sociale, ambientale e culturale) e la sua soluzione non può prescindere dal fatto che la fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e che ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e contenere i cambiamenti climatici. La lettera e l’appello sottolineano anche che la transizione dall’uso dei combustibili fossili a quello delle energie rinnovabili sta già avvenendo in tutti i Paesi e che, sviluppando le energie rinnovabili e le tecnologie ad esse collegate, l’Italia ha un’occasione straordinaria per trarre vantaggi in termini economici (innovazione nelle aziende, nuovi posti di lavoro, riduzione dell’inquinamento) dalla transizione energetica in atto.
Anziché dare impulso allo sviluppo delle energie rinnovabili e promuovere una cultura basata su sobrietà ed efficienza, la strategia energetica del governo facilita ed incoraggia le attività di estrazione di quantità, peraltro marginali, di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale, comprese aree densamente popolate, tutta la costa del mare Adriatico e zone di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come quelle di Venezia e Ravenna. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di incidenti, potrebbero addirittura compromettere la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo.
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Redazione di Periscopio
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