IL FATTO
Blitz di Fratelli d’Italia alla coop Camelot. L’accusa di Spath, la risposta di De Los Rios
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Ieri mattina c’è stata una visita inaspettata per i lavoratori della cooperativa Camelot. Guidati dal consigliere comunale Paolo Spath, alcuni militanti di Fratelli d’Italia An, tra cui i dirigenti provinciali Fabrizio Florestano, Alessandro Balboni e Stefano Barbieri, si sono presentati davanti al cancello di via Fortezza con bandiere e volantini per protestare contro le modalità di accoglienza ai rifugiati e ai profughi.
“La nostra iniziativa è nata – ha spiegato il consigliere Spath – perché c’è stata un delibera di giunta che ha approvato la richiesta di accogliere a Ferrara 64 rifugiati con un finanziamento di oltre 900 mila euro. Così abbiamo deciso di andare in modo provocatorio con dei cartelli e un salvadanaio per raccogliere offerte per la cooperativa. Il nostro non vuole esser un attacco alla sua attività sociale, ma alle problematiche della gestione dei rifugiati. Sono tre i punti che contestiamo. Innanzitutto non siamo d’accordo a monte con l’assegnazione di tutti questi aiuti dallo Stato. Poi Camelot lavora in maniera monopolistica e i soldi vanno rendicontati in modo più ampio. Infine 448 € è la pensione minima di un pensionato sociale, mentre un calcolo approssimativo ci dice che un profugo ci costa 1100 € mensili, quindi c’è una forte disparità. Tra l’altro a loro rimangono in tasca pochi soldi, quindi tutto viene speso nella filiera: noi non vogliamo che qualcuno speculi su queste persone. Non siamo contrari al sostegno ai rifugiati, ma prima vogliamo vederci chiaro, infatti l’hashtag dell’iniziativa è proprio #vediamocichiaro. Come Fratelli d’Italia e Alleanza Nazionale abbiamo chiesto lo stop agli sbarchi e chiediamo che tutti i richiedenti asilo siano maggiormente controllati perché l’Unione Europea ha detto che il 10% di chi chiede asilo, non ne ha diritto. Inoltre queste persone vengono da paesi dove c’è il terrorismo e rischiamo delle infiltrazioni. Presenteremo anche un’interpellanza comunale in merito alla gestione dei fondi sia a livello locale che nazionale: dopo lo scandalo romano deve essere resa più chiara possibile per tutti, a partire da chi lavora nelle cooperative.
Quella a Camelot è un’assegnazione diretta, non ci sono altre strutture che lo fanno, perciò pretendo la rendicontazione dei passaggi e una spesa esattamente commisurata a quello che serve.
Anche le nostre famiglie sono in difficoltà, noi vogliamo avere la contezza che chi ha lo status ne abbia realmente la necessità”.
Avete parlato con gli operatori della cooperativa mentre eravate lì?
No – ha spiegato Spath – è uscito solo un operatore che ci ha detto: fate quello che vi pare e se ne è andato. Poi noi eravamo lì con i giornalisti, stavamo rispondendo alle domande e non c’è stato il momento.
L’operatore a cui si riferisce il consigliere Spath è Carlo De Los Rios, direttore della cooperativa Camelot.
Non sapevamo nulla di questa iniziativa – ha detto De Los Rios – fino a quando li abbiamo visti qui sotto. Sono sceso per chiedere cosa stessero facendo, e l’unica cosa che hanno fatto, è stata rassicurarmi che poi avrebbero tolto tutti i volantini che avevano attaccato. Ma nessuno mi ha fatto domande, non hanno cercato di interagire con noi, non cercavano i contenuti per approfondire il tema, ma solo di fare il blitz. Questa è una roba che puzza di qualche decennio fa. Il punto è che i soldi ci sono stati assegnati grazie a un bando vinto arrivando terzi su circa 420 a livello nazionale. Una cosa di cui bisognerebbe andare fieri invece che accusarci.
Fratelli d’Italia chiede trasparenza nei conti, proviamo a fare un po’ di chiarezza sulla questione?
Il bando che abbiamo vinto è triennale, il finanziamento è partito nel 2014 e arriva fino al 2016. I rifugiati sono già qui dall’anno scorso, per cui questa in realtà è una non notizia. Noi riceviamo 723 mila euro dallo Stato ogni anno per l’accoglienza, la protezione e l’integrazione di 64 richiedenti asilo. A questa erogazione statale va aggiunto un cofinanziamento comunale di 181 mila euro che però non si traduce in soldi che entrano nelle nostre casse, ma è la stima complessiva di servizi che vengono forniti. La parte a carico del Comune è di 30-35 mila euro, che equivale al valore del lavoro dei dipendenti comunali che si occupano dei migranti, sommata alle spese di canone per la scuola di Vallelunga che accoglie 20 persone. I restanti 150 mila euro circa sono i progetti di supporto che vengono offerti dalle realtà del territorio: come Brutti ma buoni di Coop Estense o Last minute market per riutilizzare il cibo invenduto, l’accesso a strutture sportive con Uisp, o ad attività culturali e ricreative con Arci. Ma ancora una volta chiariamo che non sono soldi che ci vengono in tasca, sono servizi messi a disposizioni gratuitamente, la cui valorizzazione, tradotta in cifre, può essere inserita come cofinanziamento.
E i 723 mila euro annui come vengono utilizzati?
Con una parte paghiamo l’affitto degli appartamenti dove vengono sistemati i richiedenti asilo. E’ una politica di accoglienza più dispendiosa rispetto a metterli tutti in un unico stabile, ma pensiamo sia anche un trattamento più umano per loro e una soluzione per creare meno impatto sul territorio.
Poi li usiamo per vitto e alloggio, mezzi di trasporto come bicicletta o biglietto dell’autobus, corsi di italiano, mediazione e interventi culturali, servizi sanitari, integrazione lavorativa e tutela legale, e una parte li diamo cash per le loro spese.
La cosa che mi preme sottolineare è che sarebbe auspicabile che non ci fossero i presupposti per questi interventi, ma la realtà indipendente da noi è che queste persone sono costrette a fuggire perché nei loro Paesi ci sono guerre e persecuzioni individuali o generalizzate. Detto questo, qui a Ferrara questi soldi vengono interamente spesi sul territorio e diventano decine di posti di lavoro, contratti di tipo subordinato dei nostri operatori tutti laureati, soldi che vengono spesi nei supermercati, nelle case che non erano occupate, ma sfitte da anni, negli esercizi commerciali, in tutte le attività che queste persone fanno. E i lavori che poi vanno a fare i rifugiati, colmano i vuoti lasciati dagli italiani. In sostanza quelli che passano da noi, sono soldi che rimangono qua. Tra l’altro ci sono accordi con gli amministratori locali perché le spese alimentari vengano fatte nei negozi del territorio. Non si tratta di speculare sulle disgrazie, ma di gestire in modo sostenibile un’emergenza. Ricordo comunque che il diritto alla protezione delle persone che fuggono dal loro paese, è sancito dall’articolo 1 della Convenzione di Ginevra. Su come usiamo i finanziamenti dei progetti ministeriali, ci sono ovviamente controlli severi da parte di figure preposte, noi siamo tenuti a tenere tutte le rendicontazioni.
Per quanto tempo viene seguito un rifugiato?
Quando arrivano qui, i migranti sono richiedenti asilo, ai tribunali il dovere di decidere se hanno diritto allo status di rifugiato. L’iter per il riconoscimento può essere più o meno lungo a seconda delle pratiche. Una volta ottenuta la protezione, hanno diritto di essere seguiti altri sei mesi.
A margine di questa querelle locale, che rispecchia comunque malumori nazionali, quel che concerne trasparenza e assegnazioni, lo lasciamo agli organi competenti. Quello che ci riguarda invece, è questa guerra tra poveri, dove si contrappongono categorie deboli come i pensionati a quelle più che deboli, indifese, come i migranti che scappano dalle guerre o dal terrorismo. Mettendola su questo piano, non ci perdono i cittadini ferraresi, o i rifugiati, ci perdono il senso civico, la dignità, l’umanità, la solidarietà.
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Stefania Andreotti
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