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Il fascino senza tempo di Piazza Ariostea

Tempo di lettura: < 1 minuto

di Francesca Ambrosecchia

Il sole sta tramontando. Non si sente più la musica provenire da alcuni gruppetti di ragazzi o le urla dei bambini che si rincorrono.
Il sole è sparito, si intravede la sua luce solo oltre i tetti delle case che circondano la piazza e la temperatura inizia ad abbassarsi.
Piazza Ariostea si è praticamente svuotata: è strano, diverso ma anche bello vederla così.
Forse perché è senza dubbio uno dei luoghi di maggior ritrovo della nostra città: pullula di persone di tutte le età, da chi decide di camminare lungo il suo ovale a chi si siede sull’erba o sulla famosa statua dell’Ariosto, a chi vi si trova solamente di passaggio. Lo stesso Biagio Rossetti, suo architetto, l’aveva concepita come punto di incontro dell’Addizione Erculea e questo lo è tutt’ora. Si trattava di un punto molto strategico per i commerci poiché concepito come collegamento tra la città vecchia e quella nuova.
Molto probabilmente, la vita al suo interno tornerà nel post-cena: nella piazza che nel gergo giovanile è conosciuta come “P.Rio”.

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Redazione di Periscopio


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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)