Il Farnace di Vivaldi al Teatro Abbado:
dopo trecento anni la Chiesa ha fatto pace con “il Prete rosso”
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Alle 20 precise di venerdì 30 dicembre ha avuto inizio la prima rappresentazione del Farnace, il dramma per musica in due atti su libretto di Antonio Maria Lucchini che Vivaldi compose espressamente per il Teatro Bonacossi di Ferrara nel 1738. L’opera però non venne mai rappresentata per una questione di moralità pubblica sollevata dall’allora Cardinale Tommaso Ruffo a causa di alcune dicerie su una relazione tra il compositore con la sua cantante prediletta, Anna Girò.
Il significato storico della rappresentazione è stato sottolineato nel corso di Ferrara proibita, un incontro introduttivo avvenuto nel pomeriggio di venerdì presso il Ridotto del Teatro. Presenti Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara e Comacchio, il direttore d’orchestra Federico Maria Sardelli, il regista Marco Bellussi e il maestro Francesco Pinamonti (maestro del coro dell’Accademia dello Spirito Santo), oltre a Moni Ovadia direttore del Teatro Comunale e a Vittorio Sgarbi presidente della Fondazione Ferrara Arte.
È stata l’occasione per compiere “un atto di verità e giustizia verso don Vivaldi” e fare luce sui fatti accaduti quasi trecento anni fa. L’Arcivescovo ha infatti chiarito le motivazioni con cui il Cardinal Ruffo impedì la messa in scena del Farnace e ha sostenuto la infondatezza di ognuna di esse sollevando il compositore da ogni calunnia. Fu la partenza per Roma del Cardinale, avvenuta nell’aprile del 173 per motivi di salute, a impedire di fare tempestiva chiarezza sulla vicenda.
Il direttore artistico Marcello Corvino, in qualità di moderatore dell’incontro, ha poi fornito alcune anticipazioni sul progetto vivaldiano che Ferrara ospiterà nei prossimi anni. Si partirà con la rappresentazione del Catone in Utica, un’opera che Vivaldi compose su libretto di Pietro Metastasio intendendo rappresentarla nella nostra città, come indica una lettera del 1737 al marchese Guido Bentivoglio. “Un nuovo atto di giustizia e di amore all’arte e alla musica”, ha sottolineato Corvino, e sempre con la direzione del maestro Sardelli.
La rappresentazione di venerdì sera lo ha visto protagonista, insieme agli straordinari strumentisti, di una esecuzione precisa e accurata dello spartito vivaldiano; la musica ha sottolineato ogni frangente della storia drammatica del re Farnace e del suo regno invaso dalle truppe del vigoroso Pompeo, proconsole romano d’Asia. La parte musicale ha saputo enfatizzare anche le parti liriche in cui si intrecciano gli amori dei protagonisti maschili e femminili. Amori che superano la barriera convenzionale della appartenenza al popolo degli oppressi e degli invasori e che portano a conclusione lieta la vicenda rappresentata. Il bel canto ha dato alta prova di sé, in particolare nella esecuzione mirabile dei coristi dell’Accademia dello Spirito Santo e nei recitativi dei diversi interpreti. Tra i più apprezzati dal pubblico presente in sala il controtenore Raffaele Pe nelle vesti di Farnace, Francesca Lombardi Mazzulli nel ruolo en travesti di Gilade, il capitano di Berenice, Chiara Brunello nei panni di Tamiri, figlia di Berenice e sposa di Farnace.
La regia ha saputo equilibrare i codici espressivi in scena: le coreografie hanno fatto da sfondo alle parti musicali fornendo di volta in volta un contesto semplice e leggibile per lo spettatore, colori e quadri essenziali hanno accompagnato le movenze degli interpreti in modo discreto ma efficace. L’accoglienza del pubblico ferrarese, nel complesso numeroso, è stata positiva e ha siglato con lunghi applausi finali il successo della prima rappresentazione. Lo strappo tra Vivaldi e la Chiesa ora è ricucito: un buon viatico per il prosieguo dell’affascinante progetto vivaldiano e per Ferrara città dell’arte e della musica.
Nota:
la foto di copertina e quelle nel testo sono di Marco Caselli Nirmal
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Roberta Barbieri
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