IL DOSSIER SETTIMANALE
La grande bellezza dell’Italia fra sfide e opportunità
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Le cifre contenute nel rapporto “Future of jobs”, pubblicato lo scorso gennaio dal World Economic Forum, raccontano quanti posti di lavoro si perderanno nei prossimi anni a causa della rivoluzione industriale in corso e come cambieranno le competenze richieste. Purtroppo per l’Italia queste cifre non dicono nulla di buono: meno 48% posti di lavoro tra il 2015 e il 2020. Effetto di una skill distruption – distruzione di competenze – i cui effetti saranno devastanti a livello globale in settori come il credito e la finanza, la mobilità, i servizi professionali, l’energia, i consumi.

Eppure a voler guardare bene nelle cifre del rapporto del Wef c’è anche la speranza di una soluzione. Scorrendo la classifica delle competenze più utili nei lavori di domani, al terzo posto troviamo la creatività. Una dote che l’Italia possiede e che è già all’opera nel nostro paese, come emerge da un altro rapporto, che analizza il nostro settore culturale e creativo: “Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato per il sesto anno consecutivo da Fondazione Symbola e Unioncamere e presentato nel giugno 2016.
Da questo documento emerge quanto il sistema Italia debba a cultura e creatività: il 6,1% della ricchezza prodotta nel 2015 nel nostro paese, pari a 89,7 miliardi di euro. Inoltre il sistema produttivo culturale e creativo italiano ha un effetto moltiplicatore di 1,8: ciò significa che per ogni euro prodotto, ci sono quasi due euro di ricchezza in più, arrivando a muovere nell’insieme 249,8 miliardi, equivalenti al 17% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto anche da quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo: più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 37,5%, è attivata proprio da cultura e creatività.
Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6,1% del totale degli occupati in Italia.
Questa settimana il dossier estivo è dedicato al nostro enorme patrimonio culturale e paesaggistico, la chiave del nostro successo, e a chi tutti i giorni cerca di valorizzarlo, pur tra mille difficoltà, usando tutta la propria creatività. Perché non c’è Uber che potrà toglierci la Reggia di Caserta e non c’è Amazon che potrà uccidere la nostra manifattura di qualità.
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Federica Pezzoli
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani