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Il coraggio delle scelte: a Codigoro incontro sulla legalità

Da: Ufficio Stampa Comune di Codigoro

Per ricordare due concittadini, Nunzia e Salvatore Vincelli, nel terzo anniversario del tragico duplice omicidio e per rendere omaggio alla memoria del calciatore Denis Bergamini e alla tenacia della sorella Donata che, da trent’anni lotta per ottenere verità e giustizia, questa mattina si è tenuto, al teatro comunale Arena di Codigoro l’incontro dal titolo emblematico, “Il coraggio delle scelte”, al quale hanno preso parte gli studenti delle classi quarte e quinte del polo scolastico Guido monaco di Pomposa.
La volontà di avviare una profonda riflessione ed un confronto con su due fatti di sangue, che hanno scosso la comunità e l’opinione pubblica, è il cardine attorno al quale l’Amministrazione Comunale ha organizzato l’incontro, coordinato da Cristiano Bendin, Responsabile de Il Resto del Carlino. “Si tratta di fare una scelta: di dire alcuni sì e alcuni no, di decidere che direzione dare alla propria vita. Io non voglio dare lezioni. Come Sindaco, nel ricordare Nunzia e Salvatore Vincelli e Denis Bergamini – ha dichiarato il Sindaco Sabina Alice Zanardi -, posso solo ribadire che abbiamo scelto da che parte stare, quella della legalità. Posso solo dire che noi stiamo dalla parte di quegli innumerevoli e nascosti eroi del quotidiano che, ogni giorno, vogliono, osano, credono, lottano, ma nel rispetto dei propri valori e della propria coscienza. Ho fiducia che ciascuno di voi – ha aggiunto il Sindaco -, saprà scegliere la strada dura e difficile, ma pulita, piuttosto che quella facile e breve, ma che porta solo a distruggere la propria umanità ed il proprio futuro.”
Rievocando quella terribile mattina del 10 gennaio 2017, quando fu raggiunto da una telefonata del Maresciallo Giovanni Guagliumi, comandante della stazione Carabinieri di Codigoro, il Capitano Andrea Coppi, comandante del Comando Compagnia Carabinieri di Comacchio, ha sottolineato come “quel tragico evento ha lasciato un marchio indelebile sulla nostra pelle, mi ha segnato particolarmente e mi ha insegnato molto. Quando sono entrato in quella casa, si è presentata ai miei occhi una scena difficile da dimenticare per tutta la vita.” Il Capitano Coppi, unendo al proprio bagaglio di competenze professionali doti di straordinaria umanità e sensibilità, ha saputo catalizzare l’attenzione della giovane platea in sala, composta anche da studenti che all’epoca dei fatti erano compagni di classe di Riccardo Vincelli, figlio della coppia uccisa e mandante dell’omicidio. L’incapacità di percepire il disvalore delle proprie azioni, la loro gravità e le conseguenze che ne sarebbero poi derivate, accostata alla premeditazione del delitto, sono aspetti comuni ad altri feroci omicidi compiuti da minori, come quello di Erika ed Omar (consumato a Novi Ligure il 21 febbraio 2001) e quello di Pietro Maso (perpetrato con la complicità di tre amici a Montecchia di Crosara il 17 aprile 1991). “Questi fatti di sangue non sono accaduti in territori dove non ci sono le Istituzioni – ha sottolineato il Capitano Coppi -, ma in territori dove il benessere non manca, dove è ben presente l’offerta educativa. Accomuna questi fatti gravissimi una premeditazione lucida e utilitaristica, il fine era quello di sbarazzarsi dei genitori, ritenuti un problema per questi ragazzi.” Anche l’omicidio della coppia Vincelli è maturato nella normalità di un territorio, che oggi vuole riflettere sul concetto di legalità, senza puntare il dito, ma rafforzando l’importanza del dialogo tra giovani, genitori ed istituzioni. Lo psicoterapeuta, Alberto Urro, da anni impegnato ad ascoltare i disagi e le problematiche giovanili nelle scuole, ha sottolineato come “i ragazzi devono capire che gli adulti stanno con loro e che come genitori noi dobbiamo saper dire anche cose scomode, pure dei NO. Vorremmo gli adolescenti già adulti – ha proseguito Urro -e se così fosse non avremmo più adolescenti. Condiamo la nostra vita con i social, è importante, invece, stare vicino alle persone e ascoltare i giovani con una coscienza più profonda.” Rimarcando su concetti e valori fondamentali per la crescita, Urro ha ricordato quanto sia determinante nel percorso educativo una didattica inclusiva, basata sull’approccio valoriale. “Dobbiamo parlare di cultura – ha evidenziato lo psicoterapeuta dell’Asl – e di formazione, ma anche di come si fa a stare al mondo.” Cristiano Bendin, responsabile de Il Resto del Carlino, prima di introdurre alla platea Donata Bergamini, ha voluto ricordare che al momento del delitto di Pontelangorino, il figlio della coppia Vincelli, Riccardo ,aveva solo 16 anni e che la condanna in appello a 18 anni comporterà per il mandante del delitto l’uscita dal carcere alla soglia dei 40 anni. Analogamente l’amico Manuel, esecutore materiale dell’omicidio, aveva 17 anni “e pure per lui la pena detentiva a 18 anni è già stata definita in Cassazione. Tutto questo mette i brividi. Accanto a me – ha aggiunto Bendin -, c’è una donna straordinaria nella sua umiltà e nella sua semplicità. Sta portando avanti una battaglia di verità e di giustizia. Il fratello Denis, calciatore del Cosenza, con una carriera in ascesa, muore il 18 novembre 1989. Da trent’anni Donata si batte per la verità e il 7 dicembre scorso ha organizzato una manifestazione davanti al Tribunale di Cosenza al grido Non lasciateci soli, per evitare il trasferimento del procuratore Facciolla e per fare questo ha rivolto un appello al Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri. Come ci ha detto il sindaco – ha poi rimarcato Bendin -, la costruzione di una coscienza civica passa anche attraverso l’elaborazione collettiva di vicende che hanno scosso la comunità.” Ringraziando il Sindaco Sabina Alice Zanardi per l’invito, Donata Bergamini ha compiuto una sintesi vibrante e cristallina di questi ultimi trent’anni, trascorsi nella ricerca spasmodica ed incessante della verità sulla morte del fratello Denis. Da subito il racconto del suicidio non convince nessuno dei familiari accorsi il 18 novembre 1989 a Cosenza. “L’autopsia eseguita dal prof. Avato di Ferrara – ha rilevato la sorella di Denis -, ha evidenziato una sofferenza polmonare, che non poteva esserci in un calciatore ai massimi livelli, ma il caso era stato trattato come un suicidio e tale è rimasto. Sono stati anni duri, quando arrivavo a Cosenza gli uffici si chiudevano e i bar si svuotavano, ma poi le persone, proprio da Cosenza partivano e venivano a trovarmi a casa per esprimermi solidarietà. Da quel momento ho capito che la mia lotta era in solitudine.” Grazie alla perseveranza di Donata Bergamini e alle nuove tecniche investigative si è scoperto che la morte del brillante calciatore del Cosenza, partito da Argenta con un sogno infranto misteriosamente lungo la statale Jonica in una fredda giornata d’autunno del 1989, era sopraggiunta per soffocamento. Questo è stato l’inizio della svolta che per la donna-coraggio di Argenta ha anche significato nuova linfa, nuova energia per proseguire in una battaglia di verità e giustizia, supportata, dal 2009, anche dall’associazione Verità per Denis. “Se non ci fosse stata questa nuova generazione, il caso di mio fratello sarebbe stato affossato. Saranno scoperti gli assassini – ha dichiarato Donata Bergamini -; dobbiamo imparare ad essere a fianco alle Forze dell’Ordine e ai magistrati che ci fanno guardare al futuro e lasciare in disparte quelli che stanno bene a restare fermi. Il messaggio che lascio a voi giovani – ha concluso la donna coraggio di Argenta – è quello di non arrendersi mai e di continuare a lottare e a credere nella giustizia e nella verità. La cattiveria non porta a nulla.”
Molto coinvolgenti e dense di contenuti e di ricordi anche le domande scaturite in sala dagli studenti per tutti i relatori intervenuti. In platea erano presenti il Vice Questore Andrea Crucianelli, Dirigente della Squadra Mobile della Questura di Ferrara, le Autorità militari del territorio e Don Marco Polmonari, all’epoca dell’omicidio Vincelli, parroco di Pontelangorino, promotore di una partecipatissima fiaccolata. Don Marco ha partecipato all’incontro sulla legalità in rappresentanza dell’arcivescovo, Mons. Gian Carlo Perego e nella sua qualità di parroco di Codigoro e di Pontelangorino.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)