Remote (Tangerine Dream, 1981)
Groel è scomparso.
Sono passati tre giorni e tre notti e di Groel nessuna traccia. Belfa e i fratellini sono preoccupati, non è affatto normale tutto ciò.
“Groel dove sei?” Ormai è un pensiero fisso per tutti quanti.
Al tramonto, finalmente, Belfa decide di andarlo a cercare.
“Belfa, fatti aiutare. In due abbiamo più probabilità di trovarlo!” dice Adriel, il più grande dei fratellini.
“No Adriel, mentre sono fuori tu devi occuparti degli altri…”
“Ma Belfa, se la possono cavare anche da soli!”
“Lo sai bene che non è così… Fai come ho detto, all’alba sarò già tornata!” taglia corto Belfa.
Il bosco tutt’intorno è vasto e profondo, non è facile trovare qualcuno dentro quel groviglio vegetale.
Belfa lo sa bene, ma conosce il bosco come nessun altro ed è maestra nel seguire le tracce al buio. Poi ogni creatura della notte, all’occorrenza, le verrà senz’altro in aiuto.
“Mi raccomando, tenete chiuse porte e finestre mentre sono via…” dice Belfa già sulla soglia pronta ad uscire. “E non aprite a nessuno per nessuna ragione!”
“Stai tranquilla Belfa, metto tutti a letto e aspetto il tuo ritorno leggendo un libro!” rassicura Adriel.
Belfa dà un’ultima occhiata ai fratellini, saluta e se ne va chiudendo la porta dietro di sé.
Come vuole la prassi, Belfa fa un giro intorno alla casa, serve per captare la traccia di partenza.
Stavolta però un giro solo non basta, deve farne diversi: dopo tre giorni l’aria ha indebolito ogni residuo, le particelle si sono rarefatte e serve la massima concentrazione dei sensi.
Al quarto giro si blocca: ecco l’odore di Groel. È tenue ma preciso, è impossibile sbagliarsi, la pista è quella giusta. Adesso basta seguire la scia, è sufficiente restare concentrati lasciandosi guidare dall’odore.
La direzione porta proprio nel bosco oltre il sentiero. Lì la vegetazione è più fitta, gli alberi secolari sono così vicini che i rami si attorcigliano e i tronchi quasi si toccano. La volta di fogliame crea una barriera talmente spessa che la luce non riesce a filtrare nemmeno nelle ore più assolate. Il sottobosco è come l’interno di una galleria in cui l’oscurità regna per tutto l’arco della giornata.
L’umidità è densa e il freddo è pungente. Belfa segue la traccia e sorride: è proprio quello l’ambiente che più gradisce.
Le ore notturne passano veloci. Tra poco l’alba di un nuovo giorno inizierà a schiarire l’orizzonte oltre il confine orientale del bosco. Belfa ha seguito l’odore di Groel per parecchie miglia senza trovare nulla e decide a malincuore di tornare. Deve raggiungere casa sua prima che spunti il sole, sarebbe una bella scocciatura se non facesse in tempo.
Affretta il passo. Finché il buio la protegge è al sicuro, ma la cosa non durerà a lungo. S’accorge infatti che l’ambiente tutt’intorno inizia a farsi più nitido, le ombre si attenuano e i contorni degli alberi sono sempre più marcati così come il terreno comincia a rivelare tutti i suoi particolari. È l’effetto subdolo della luce che si sta lentamente insinuando nell’oscurità, dissolvendola, soffocandola sotto un velo etereo ma implacabile.
Belfa lo sa e si mette a correre. Forse può ancora farcela ad arrivare a casa prima di farsi lambire dai primi raggi di sole e scottarsi.
È quasi arrivata. Davanti a sé, oltre il groviglio di rami e tronchi, intravede la casa dei fratellini al margine del bosco. Purtroppo un sole rosso e fiammeggiante fa capolino all’orizzonte, e Belfa sente già sulla pelle il bruciore dei suoi raggi.
Mancano pochi metri. Belfa fa un lungo respiro, poi trattiene il fiato e si lancia come un fulmine verso l’ingresso. Vede che la porta è aperta e all’interno c’è Adriel ad attenderla nell’oscurità, ha in mano una coperta e la sta incitando.
“Corri Belfa, corri, forza dai!” le grida.
Pochi secondi bastano a Belfa per attraversare il tratto di radura assolata che divide il bosco dalla casa. Un ultimo balzo ed è dentro, in salvo.
Adriel la avvolge con la coperta e richiude in fretta la porta. L’odore di carne bruciata sveglia i fratellini che si precipitano giù dalle scale allarmati. Belfa è sfinita e dolorante. La sua pelle, di nuovo protetta dall’oscurità all’interno delle mura domestiche, smette di sfrigolare. In un attimo le piaghe e le bolle delle bruciature si rimarginano e scompaiono, ma c’è mancato poco: qualche secondo in più in balìa della luce e Belfa si sarebbe trasformata in un tizzone ardente, in tal caso non ci sarebbe stato più nulla da fare.
Belfa dà un’occhiata ai fratellini. “Beh che c’è? Come mai vi siete alzati?” chiede.
“Abbiamo sentito odore di bruciato…” risponde Crippel.
“Ci siamo preoccupati e siamo corsi giù a vedere…” gli fa eco Rakiel
“Tornate su a dormire, non è successo niente… di giorno si dorme, lo sapete!” ordina Belfa, ormai perfettamente guarita dalle bruciature.
I fratellini, senza dir più nulla, tornano nelle loro stanze.
Belfa si gira verso Adriel, lo ringrazia e gli rende la coperta.
“Mentre eri fuori a cercarlo, è tornato Groel!” rivela Adriel.
“Tornato? E dov’è adesso?”
“Quando gli ho detto che lo cercavi è uscito di nuovo per raggiungerti…” spiega il giovane. “Strano che non vi siate incontrati…”
“Ormai è tardi. Per uscire dal bosco dovrà aspettare il tramonto… finché il sole non scompare starà riparato da qualche parte…” conclude Belfa visibilmente contrariata. “Ti ha detto perché è stato via tutto questo tempo?” chiede.
“Sì, è rimasto nascosto. Ha incrociato degli uomini armati che si aggiravano nel bosco, lo hanno inseguito, volevano catturarlo…” racconta Adriel. “È riuscito a seminarli ma sentiva ancora il loro odore. Ha capito che erano vicini e lo stavano cercando, così si è nascosto finché l’odore non è svanito.”
Un piacevole brivido corre lungo la cresta dorsale di Belfa. L’idea di così tanti uomini che si aggirano nel bosco, così teneri e inconsapevoli del pericolo, un po’ la eccita. L’unica preoccupazione è data dalle loro armi, anche se non si è mai avuta notizia di un lamia ucciso dall’arma di un cacciatore.
Il vero rischio è farsi sorprendere dalla luce…
La luce, l’unica cosa veramente letale per creature come lei.
Per fortuna, presto o tardi, arriva sempre il buio a dare un po’ di conforto!
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Carlo Tassi
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