Il collettivo cinetico al MEIS: come un museo può aprirsi alla danza
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Da: Ufficio Stampa Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS
“Sono rimasta davvero impressionata da come il coreografo Sharon Fridman ha utilizzato gli spazi del MEIS. Nella sala del deserto, sembrava che i danzatori cadessero sulle rocce; davanti al bassorilievo dell’Arco di Tito, la coreografia plastica dei loro corpi pareva dialogare con quella del corteo trionfale dei romani di 2.000 anni fa. Bellissimo e molto potente”.
Simonetta Della Seta, Direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, commenta così lo spettacoloEverything that will be is already theredel CollettivO CineticO di Francesca Pennini, che sabato seraha animatogli ambienti di Via Piangipane 81, in collaborazione con il Teatro Comunale di Ferrara. Un allestimento originalesite specificdell’israeliano Sharon Fridman, presente all’esibizione.
A mettere in scena la coreografia in cinque repliche, ispirata a Dialogo Primo: Impatiens noli tangere, i “cinetici” Simone Arganini, Margherita Elliot, Carmine Parise, Angelo Pedroni, Francesca Pennini e Giulio Santolini. Corpi, anime e tecnica del Collettivo CineticO, la compagnia di danza residente al Teatro Comunale di Ferrara dal 2007, recentemente insignitadel Grand Prixper ilmiglior spettacolo (Sylphidarium)al 58°Festival Mess di Sarajevo.
“Sono felice di aver aperto ilmuseo a questa esperienza – prosegue Della Seta -, perchécrediamo fermamenteche debba essere un luogoper le persone, le idee, le arti,il movimento e la musica.I brani eseguiti sabato, ad esempio,sono stati composti appositamente per l’occasione e sisonomescolati al rumore del vento nel deserto dei patriarchi. Questo spettacolo ha portato al MEIS un pubblico diverso e questo ci aiuta a farlo percepire sempre di più comeparte attiva della città”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani