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Il 10 febbraio la Parigi anni ’30 rivive con il trio Quai Ded Brumes che presenta al Torrione il disco d’esordio

Articolo pubblicato il 8 Febbraio 2017, Scritto da JAZZ CLUB FERRARA

Tempo di lettura: 2 minuti


Da ufficio stampa

Venerdì 10 febbraio, per il secondo appuntamento firmato “Jazz Goes To College”, il Jazz Club Ferrara è lieto di ospitare Quai des Brumes. Il trio formato da Federico Benedetti al clarinetto, Emilio Tolga During alla chitarra manouche e Roberto Bartoli al contrabbasso, presenterà il primo lavoro discografico che esplora l’universo musicale della Parigi anni ’30. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con l’Associazione Musicisti Ferraresi.

Secondo appuntamento firmato “Jazz Goes To College” quello di venerdì 10 febbraio (ore 21.30), realizzato in collaborazione con l’Associazione Musicisti Ferraresi, che vede esibirsi sul palco del Jazz Club Ferrara il trio Quai des Brumes formato da Federico Benedetti al clarinetto, Emilio Tolga During alla chitarra manouche e Roberto Bartoli al contrabbasso.

Di “chansons boiteuses” è costituito il loro repertorio, finalmente raccolto in un prezioso cd che sarà presentato e donato al pubblico presente in sala.

Il nome del trio trae spunto sia dall’omonimo romanzo (1927) dello scrittore francese Pierre Mac Orlan sia dalla pellicola, del 1938, di Marcel Carné e Jacques Prévert, omaggio al Front Populaire, il primo governo socialista d’Europa che ha vinto importanti ed esemplari lotte a favore dei lavoratori.

In quegli anni, Parigi era terra d’asilo di popoli perseguitati dal razzismo, dalle guerre civili e dalle dittature. La città divenne ben presto punto d’incontro di culture e generi musicali, primo tra tutti il jazz ed il jazz manouche di cui il chitarrista Django Reinhardt fu maestro indiscusso.

Il trio Quai des Brumes – letteralmente “porto delle nebbie” – esplora musicalmente quel crogiolo di linguaggi attraverso il jazz di Sidney Bechet e quello gipsy, i brani di chansonniers come Charles Trenet, Léo Ferré, Georges Brassens e Serge Gainsbourg, con l’intenzione di ricreare l’atmosfera della Parigi di quel tempo: una città colta, immaginifica e creatrice di miti, ricca di atmosfere rarefatte, dai tratti sognanti.

Federico Benedetti Quai des Brumes

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani