Quante volte abbiamo sentito gli adulti lamentarsi dei giovani? Questi giovani che non conoscono più i valori fondamentali di un’epoca passata, proprio non li capiscono. Di certo questa tiritera non è una novità: molti antichi romani si sono lamentati delle nuove generazioni che non rispettavano più il mos maiorum, ovvero i valori e costumi degli avi. Pare che sia stato tradotto il medesimo messaggio da un antico papiro egizio, e il celebre poeta Esiodo ne Le Opere e i Giorni (VIII secolo a.C.) scrive: “Non nutro più alcuna speranza per il futuro del nostro popolo, se deve dipendere dalla gioventù superficiale di oggi, perché questa gioventù è senza dubbio insopportabile, irriguardosa e saputa. Quando ero ancora giovane mi sono state insegnate le buone maniere e il rispetto per i genitori: la gioventù d’oggi invece vuole sempre dire la sua ed è sfacciata.”
Dunque le cose sono due: o i primitivi furono il popolo più virtuoso mai esistito e da lì si è sempre andati in peggio, oppure certe cose non cambiano mai, ad esempio che qualcuno sostenga questo tipo di lamentela. Eppure la storia è sempre continuata, e probabilmente essere giovani nel cuore è ciò per cui dobbiamo sempre lottare. Certo le radici sono importantissime, ma lo è anche vivere il presente e sapersi mettere in gioco, in discussione. Mi piace molto questa frase scritta da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Christus Vivit del 2019, appunto dedicata ai giovani: “una delle capacità della giovinezza è individuare percorsi dove altri vedono solo muri, è il saper riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli.”
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Vittoria Barolo
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