E così alla fine l’anno 2020 – anno dei 2000 eventi, tutti saltati e/o rinviati – è finalmente finito.
Per tutto l’anno – anche se leggendo in giro non sembrerebbe – direi che da pensare ne abbiamo avuto.
Le occasioni per riflettere non sono proprio mancate.
Si potrebbe obiettare sul buon uso che ne abbiamo fatto ma io, personalmente, penso di aver impiegato bene il mio tempo.
Ad esempio, sull’onda del dibattito sul lascito di Indro Montanelli – mai così frizzantino come in questo 2020 – io posso dire di aver riflettuto in modo assai meticoloso e infatti tutto questo meticoloso meditare ha dato buoni frutti che mi hanno portato a una sfavillante illuminazione.
Un’illuminazione che non ho avuto il coraggio di condividere prima d’ora ma che ormai – l’anno è finito e quindi i tempi mi sembrano maturi per farlo – posso scodellare qui in tranquillità: Maria Elena Boschi a me sembra Indro Montanelli con in testa una dozzinale parrucca biondiccia.
Bene, ora mi sento libero.
Potrei argomentare per ore a proposito ma mi limiterò a constatare che quell’occhio vitreo che sembra vagamente smaltato è lo stesso del defunto giornalista avvezzo a strane relazioni con povere ragazze minorenni.
Forse son scemo io ma nessuno mi può togliere questa convinzione su cui – prima di vuotare il sacco – ho ponderato a sufficienza.
E adesso che l’ho detto il mio nuovo anno può iniziare bello carico.
Spero che sia così – intendo a livello di carichezza, non a livello di deliranti teorie – per tutti coloro che stanno leggendo queste umili righe dal sapore di confessione con una punta di scaramantici auguri di un buon nuovo anno che non nominerò direttamente.
Cordiali saluti e ancora auguri!
Shat my pants (The Tunas, 2008)
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