I piacevoli torpori della mente…
Da bambino
ebbi una fugace visione
con la coda dell’occhio
Mi sono voltato, ma era già sparita
Non riesco più ad evocarla
Il bambino è cresciuto
Il sogno è svanito
Pink, personaggio fittizio che in realtà raffigurerebbe Roger Waters, autore dei testi e delle musiche del celeberrimo concept album “The Wall”, si trova riverso su un letto quando viene soccorso in extremis da un medico per salvarlo da un’overdose. Il medico è stato chiamato dal produttore della Rockstar, preoccupato di subire ingenti perdite economiche qualora l’artista morisse.
Salve,
C’è qualcuno là dentro?
Annuisci se riesci a sentirmi
C’è qualcuno in casa?
Tirati su, ora
Capisco che tu ti senta giù
ma posso calmarti il dolore
e rimetterti di nuovo in piedi
Rilassati
La morte del padre in guerra, l’iperprotettività della madre, la scuola impersonale e omologante, gli eccessi e le stravaganze della vita da rockstar, le grottesche avance delle fans, portano l’artista a chiudersi in sé stesso sempre di più, fino a diventare “comodamente insensibile” (Comfortably Numb).
Creatosi un muro (The Wall) psicologico alienante ed invalicabile, Pink finisce per isolarsi, oltre che dai fans, dagli affetti più stretti quali gli amici, la moglie e la madre; cercando un facile rifugio nel vizio della droga. Sull’orlo del baratro, il protagonista capisce che l’unico modo per vincere la sua solitudine è quello di analizzare la propria vita e, tramite una dolorosa ma liberatoria analisi di coscienza, giungere a distruggere il muro.
Ci si chiederà il perché io abbia raccontato ora la storia di “The Wall” in un articolo che dovrebbe essere dedicato ad una canzone contenuta nell’album. Non è il testo in sé ciò che avrei voluto discutere, quanto la musica del pezzo ed in particolare lo straordinario assolo di chitarra eseguito da David Gilmour, in grado di trasmettere a pieno tutte le emozioni che ribollono nell’animo del protagonista chiuso dentro al suo muro: la disperazione, la rabbia, l’angoscia non hanno per forza bisogno di passare attraverso il codice del linguaggio per poter essere capite, può bastare il semplice suono di una chitarra. Per questo non aggiungo altre parole e vi lascio all’esecuzione di Comfortably Numb dello storico live “Pulse” del 1994.
Buon Ascolto,

Sostieni periscopio!
Fulvio Gandini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)