Di seguito la lettera di un nostro lettore che ci racconta la sua esperienza.
Scarpe vecchie e nuove…
Cara Riccarda,
uno cerca sempre le sensazioni delle scarpe vecchie, diventano il minimo sindacale. Ti chiudi in un utero protettivo di già vissuto e quindi ‘so che mi va bene’. Hai suggerito alla tua amica ti lasciarsi sorprendere, ma non è facile e io ho dovuto imparare. Sono stato fidanzato dai 15 ai 29 anni con diverse ragazze, sostituite lungo la strada e poi invece di mollare, sono stato mollato. E non sapevo dove andare la sera dopo cena. Ho cambiato spesso letto, dopo un paio d’anni mi sono accorto che non erano le mie scarpe, anzi, non era il mio letto. Cambiare letto spesso mi ha insegnato molto sulle donne, è stato illuminante perchè ogni volta, anche se era un cambio occasionale, ho cercato di vivere la persona, di capire.
Alessandro
Caro Alessandro,
permettimi di abbassare di un tono la luminosità di queste tue ‘illuminazioni’ che, scrivi, sono la somma di cambi occasionali. Vivere una persona e cercare di capirla è, secondo me, un’occasione, non qualcosa di occasionale. Ci vuole tempo. Per quanto empatici e intuitivi possiamo essere, una notte o qualche ora dicono poco dell’altro, spesso ci mostrano solo quello che noi vogliamo vedere. Si scambia una parte per il tutto, contenitore per contenuto. Se l’obiettivo è imparare qualcosa sulle donne (o sugli uomini) e capire le persone, rimango perplessa sulla tempistica. La velocità fa perdere la magia della scoperta, di un sipario che si alza poco alla volta. E poi imparare mi sa di definitivo, di capolinea, una specie di saturazione della curiosità che invece è la scintilla di ogni nuova scoperta che può esserci anche con la stessa persona, da capire e con cui svelarsi una notte dopo l’altra.
Riccarda
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