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Quanto l’altro arriva a vedere ciò che sta dentro di noi e che noi non conosciamo? Prendendo spunto dalla Zona cieca di Chiara Gamberale, una lettrice ci scrive.

Un confronto impari

Cara Riccarda,
lui ha visto la mia zona cieca ma non mi ha mai permesso di intravedere la sua. Però io lo so che c’era, ed era molto profonda.
Eli

Cara Eli,
è successo anche a me, io costantemente illuminata da lui nelle mie zone scure che avrei preferito non scorgere, lui in un’ombra perenne che lo rendeva inarrivabile. Questo scarto, dovuto in parte a una differenza d’età, solo nel tempo ho capito quanto fosse ingiusto, anzi proprio insano. Mi sentivo spellata e senza più strati protettivi di fronte a un gigante che sapeva sempre cosa fare. Non so dire perchè permettiamo questo, perchè non difendiamo quote di riservatezza di fronte a chi sa vedere ed entrare molto bene nelle nostre zone cieche, sbarrando però a noi la strada verso le proprie. Davvero non lo so, ma capita e lo percepiamo quando ci succede. Distanza più grande fra due persone credo non possa esserci.
Riccarda

Potete mandare le vostre lettere a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it

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