I DIALOGHI DELLA VAGINA
Restare amici o chiudere del tutto? Le storie dei nostri lettori
Tempo di lettura: 4 minuti
Ripartire, riallacciare o staccarsi per sempre? I nostri lettori raccontano come, nella vita, non sempre si riesca a mettere un punto a capo.
Insegnamenti…
Cara Riccarda,
io sono un enorme punto e virgola anche quando cambio font. Mi piace che le persone che ho amato continuino a fare parte del mio romanzo. Se le ho amate è perchè in qualche modo mi hanno arricchita regalandomi o insegnandomi qualcosa o trasformandomi sempre un po’ in una persona migliore o più forte. Mettere un punto, andare a capo, significherebbe rinnegare quegli insegnamenti e la persona che sono diventata anche grazie a loro.
Debora
Cara Debora,
una volta pensavo che le storie finite, andate male, fossero state tempo perso. Mi sbagliavo perchè guardavo solo l’epilogo ignorando prologo e svolgimento. Credo nel principio di trasformazione che ogni esperienza vissuta con una persona ci porta. Qualcosa arriva sempre e va capitalizzato, il tempo, poi, fa acquisire senso al tempo che pensavamo inutile.
Riccarda
La famiglia… impossibile cancellarla
Cara Riccarda,
il punto a capo della scrittura credo non sia in grado di porsi nella vita.
Forse esco un po’ dal tema delle storie d’amore che leggo fra le tue righe, ma l’argomento che hai proposto mi ha fatto immediatamente ripensare alla curiosa storia familiare di un’amica.
Lei che, uscita di casa molto giovane per dissapori coi genitori, da più di un ventennio ripete che basta, punto, è tutto cancellato, la sua vita è ripartita da capo con nuovi affetti “più meritevoli”.
Come spettatore di una insolita commedia, la sento ripetere queste parole per convincere se stessa e gli altri che sia davvero così, ma la famiglia che oggi disprezza è come un punto e virgola, sempre pronto a ricordarti che il vissuto esiste ed è una parte di te.
A.L.
Cara A.L.,
vissuto familiare, aiuto. In questo caso, credo che non esista nemmeno la punteggiatura, il flusso è unico e ininterrotto anche se siamo scappati dalla nostra famiglia d’origine. I nostri primi ricordi ci parlano della nostra famiglia, i nostri primi modelli affondano e spesso si impantanano là, e per quel che mi riguarda dico per carità. A noi la scelta di provare a costruirci la nostra personale storia, fatta anche di quel vissuto che non ci abbandonerà mai, ma potrà essere visto come un buon esempio di cattivo esempio.
Riccarda
Perse le tracce rimane pur sempre il ricordo
Cara Riccarda,
mi è successo una sola volta e non è bastato un punto a capo, ho dovuto chiudere il libro e non riaprirlo mai più.
F.
Cara F.,
a me è capitato una volta sola di vivere l’interruzione di un rapporto importante di cui ho perso le tracce. Non ho più sentito né visto quella persona, ma per me rimane un libro con tanti post-it colorati appiccicati alle pagine che, ogni tanto, i miei ricordi ripropongono. Non posso farci niente, sono solo ricordi.
Riccarda
Un limbo di dubbi e opportunità
Cara Riccarda,
credo che azzerare completamente qualcosa che abbiamo vissuto sia veramente difficile. Malgrado tutto, se la relazione era importante, si resta come in una specie di limbo, forse ancora incapaci di decidere come proseguire, ma non scartando la possibilità di una seconda opportunità. Naturalmente varia da soggetto a soggetto, ma se i momenti vissuti insieme sono stati intensi, credo che il desiderio di riprovarli sia forte e magari si è disposti a lasciare momentaneamente da parte l’orgoglio e cercare di riallacciare qualcosa che sino a poco tempo prima regolava i battiti del nostro cuore. Dopo aver accantonato l’orgoglio, bisogna poi trovare il coraggio per fare il primo passo, cosa non facile, perché i dubbi cominceranno a minare la nostra sicurezza: e se non ne vuole più sapere?; e se ha già trovato qualcuna/o? ci sono tanti e se…. . Credo comunque vada la pena di tentare, almeno un volta, prima di azzerare tutto. Più facile la decisione se il nuovo tentativo lo fa l’altra persona, mentalmente siamo in vantaggio perché abbiamo il potere di decidere se accettare oppure no, possiamo valutare meglio, perché già sappiamo che se ci è richiesto di riprovare, vuol dire che l’altra persona tiene ancora a noi, se capitasse a me, accetterei, perché se siamo stati bene insieme, qualcosa di bello avevamo visto in noi, forse l’abbiamo perduta con il tempo, con gli errori, ma possiamo sempre tentare di ritrovarla e forse non ce ne pentiremmo. Dovesse andare male anche il secondo tentativo, non concederei più occasioni e neppure le cercherei, sarebbe solo farsi del male. Serberei comunque tutto il bello che mi è stato donato e chiamerei esperienza la parte negativa, un aiuto per districarsi meglio nel futuro, anche se sono convinto che in amore, malgrado tutte le esperienze che possiamo avere, quando il cuore viene colpito, si dimenticano tutte le precedenti e ritorniamo ingenui.
Gigi
Caro Gigi,
c’è una cosa che con grande fatica cerco di praticare e non sempre ci riesco: sospendere le domande. Questo mi capita quando me ne sono fatta troppe senza risposte soddisfacenti. È incredibile come certe domande portino un peso talmente elevato che dopo un po’ è meglio lasciare stare. Ho scoperto che le risposte arrivano lo stesso, a distanza di tempo, inaspettate e leggere.
Riccarda
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Riccarda Dalbuoni
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